Uno dei primi segni della neuropatia diabetica investe la sfera sessuale, è la disfunzione erettile, che nel diabetico può avere anche cause vascolari ma che spesso nasconde anche una neuropatia. Così la professoressa Simona Frontoni, docente di Endocrinologia all’Università di Roma Tor Vergata, presidente regionale della Società Italiana di Diabetologia (SID) nel Lazio.

Altri segnali da interpretare sono i sintomi gastro-intestinali, quali un rallentato svuotamento gastrico con un senso di ripienezza, può essere un iniziale segno di neuropatia localizzata nel tratto digerente. La presenza di una tachicardia fissa e di una scarsa modulazione della frequenza cardiaca è un altro segno da valutare; più avanti nel tempo compare l’ipotensione ortostatica, un calo di pressione.

Parliamo di questi aspetti legati a filo doppio alle alterazioni della glicemia perché oggi a Roma, allo Sheraton, si celebra un importante evento, il congresso internazionale Neurodiab, meeting annuale del Gruppo di Studio Neuropatia Diabetica dell’EASD (Società Europea per lo Studio del Diabete). L’assise scientifica è presieduta dalla professoressa Frontoni. Per la neuropatia periferica in presenza di diabete, spiega la specialista, molto importante l’esame obiettivo neurologico del paziente, l’ispezione del piede, la valutazione del polso e il test del microfilamento che insieme consentono di fare agevolmente diagnosi di neuropatia diabetica periferica, senza necessità di ricorrere ad esami più elaborati quali l’elettromiografia, che diventa necessaria quando si desidera fare una diagnosi differenziale.

Il microfilamento è un test che si effettua toccando alcune parti predefinite del dorso e della pianta del piede con una sorta di setola morbida, un accertamento alla portata di ogni medico. La perdita della percezione è considerata indicativa di neuropatia diabetica, oltre che un indice prognostico negativo per piede diabetico (complicanza in stretta correlazione con la neuropatia). I nuovi test diagnostici.

Holter cardiaco e analisi spettrale. Per la neuropatia autonomica cardio- vascolare ci sono dei nuovi test molto sofisticati. Oggi è possibile utilizzare l’analisi spettrale dell’intervallo R-R all’Holter cardiaco che consente di fare una diagnosi di neuropatia autonomica più precoce e sofisticata.

Microperimetria retinica. Si esegue dall’oculista, permette di misurare alcuni spessori della retina. “A lungo – ammette la professoressa Frontoni – la retinopatia diabetica è stata considerata solo una complicanza microvascolare. Esaminando il tessuto retinico vediamo che questo è costituito per lo più da cellule nervose, mentre la componente vascolare è molto meno rappresentata (anche se è più facile da esaminare, ad esempio attraverso il fondo dell’occhio che permette lo studio dei vasi retinici). Di fatto insomma la retina è tessuto nervoso. E questo ha naturalmente implicazioni importanti, perché attraverso la misurazione degli strati retinici con l’OCT e anche attraverso la misurazione della funzione retinica con il multi-focal ERG (MFERG) che è un test funzionale di trasmissione dell’impulso nervoso della retina, si sono cominciate a fare correlazioni tra queste alterazioni retiniche e l’Alzheimer, ma anche con la neuropatia periferica.

Microscopia confocale corneale. La esegue l’oculista, permette di individuare molto precocemente la neuropatia periferica perché le fibre corneali sono delle piccole fibre e si ritiene che siano le prime ad essere alterate nella neuropatia. Si tratta di un esame che, come il Sudoscan (di cui parliamo più avanti) consente di valutare precocemente le alterazioni delle piccole fibre. In questo caso, quelle della cornea. Queste alterazioni precoci sono predittive poi di comparsa di neuropatia periferica.

Sudoscan (conduttanza cutanea elettrochimica). Utilizzato anche nelle forme di la neuropatia pre-diabetica. è una metodica che va a indagare eventuali modificazioni nelle piccole fibre, considerate alterazioni precoci, analogamente a quanto visto per la cornea, sono le prime alterazioni che si manifestano. Esiste da un certo numero di anni, è un test validato in gradi di rivelare alterazioni precoci (anche nel soggetto con pre- diabete). Si esegue in varie parti del corpo (palmo delle mani, piante dei piedi); è una sorta di cuscinetto che si mette a contatto con la cute del paziente e che si colora quando viene a contatto col sudore. Le ghiandole sudoripare, che sono innervate dalle piccole fibre, rappresentano una spia di un’alterazione precoce di questa innervazione. Col Sudoscan si misura la capacità della ghiandola sudoripara di rilasciare ioni cloro, dopo aver somministrato un piccolissimo stimolo elettrico nella zona in esame. Nel soggetto diabetico la quantità rilasciata è ridotta per le alterazioni a carico dell’innervazione delle ghiandole sudoripare.

Terapie. Nell’affrontare la neuropatia diabetica, oltre al controllo metabolico e alle ricerche su molecole rimielinizzanti di cui parliamo in altro articolo, i medici ricorrono a terapie sintomatiche, a strategie per l’ipotensione ortostatica (calo di pressione) e i vari disturbi disfunzionali, come le calze elastiche per facilitare il ritorno venoso, la caffeina per l’ipotensione, farmaci per la disfunzione erettile, procinetici per la paresi gastrointestinale. Nel caso della neuropatia dolorosa si ricorre al’uso di farmaci specifici per il dolore.

“Per molti anni – spiega la professoressa Frontoni – sono state utilizzate terapie del aspecifiche (FANS, benzodiazepine) con scarsi benefici. Oggi disponiamo invece di un certo numero di classi terapeutiche per il dolore; ampiamente utilizzato è il gabapentin; una grande svolta nella terapia del dolore è stato l’utilizzo della duloxetina che nasceva come antidepressivo ma che ha poi dimostrato di avere un’efficacia importante nel dolore neuropatico. Nelle forme dolorose possono essere utilizzati infine altri farmaci considerati di seconda linea,come il tramadolo e l’ossicodone e la più recente associazione ossicodone/naloxone. Le forme dolorose e gravi sono purtroppo molto frequenti. Per questo è importante fare una diagnosi accurata; troppo spesso i disturbi di questi pazienti vengono sottovalutati”.