Migliorano le prospettive per il Crohn, affezione dell’apparato digerente che interessa 8.000 nuovi casi all’anno, e che colpisce anche i giovani: un anticorpo monoclonale si dimostra capace di assicurare lunghi periodi di benessere senza ricadute.

Le persone colpite da malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici) hanno dolori addominali, perdita di peso, senso di fatica, febbre, inappetenza. Manifestazioni dovute al fatto che il sistema immunitario reagisce in maniera inattesa e sconosciuta, interessando peraltro solo alcuni tratti del tubo digerente, come se fossero presenti sostanze estranee da combattere.

“In medicina, il più grande bisogno ancora insoddisfatto delle persone con Malattia di Crohn – dice Silvio Danese, dell’Istituto Humanitas di Rozzano, Milano – è combinare un miglioramento repentino con l’efficacia nel lungo periodo, per permettere al paziente di stare bene negli anni senza dover affrontare ricadute e cambi di terapie. Questa nuova opzione offre il più lungo periodo libero da malattia“.

La notizia incoraggiante è l’approvazione della terapia a base di Ustekinumab, primo di una nuova classe di anticorpi monoclonali: agisce a partire da tre settimane dall’inizio della terapia, la sua azione arriva fino ai due anni nel 75% dei pazienti, la somministrazione è per via endovenosa solo nella dose d’ attacco, prevedendo una semplice iniezione sottopelle ogni 3 mesi per la dose di mantenimento, vantaggi mai ottenuti prima d’ora.

Per la presidente di aMici onlus, Enrica Previtali, di questa malattia si deve parlare. Ecco perché è partita nelle sale cinematografiche la campagna Aspettando Crohn. L’ agenda impossibile, realizzata dal trio di youtuber The Pills, patrocinata da Amici e IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Diseases) iniziativa promossa per favorire l’informazione e sensibilizzare l’opinione pubblica.

“Sono molte le persone con il Crohn che hanno una qualità di vita compromessa – ricorda Massimo Scaccabarozzi, presidente amministratore delegato Janssen Italia – il nostro impegno guarda avanti, alle iniziative di respiro sociale, senza limitarsi a promuovere ricerche o sviluppare farmaci. Per questo diffondiamo la conoscenza sulla malattia, insieme alle associazioni dei pazienti e alla comunità scientifica“.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute