Basse concentrazioni di 25-idrossivitamina, principale metabolita circolante della VitD, sembrano associate a una suscettibilità alle infezioni acute del tratto respiratorio, con stadi clinici di Covid-19 più compromessi. Lo sostiene uno studio retrospettivo che ha visto la collaborazione dell’Istituto superiore di sanità, dell’Ospedale Sant`Andrea di Roma e di altre istituzioni, pubblicato sulla rivista Respiratory Research. Sappiamo che la VitD  è coinvolta nel metabolismo del calcio e nella salute delle ossa, entra in gioco in taluni meccanismi immunologici e svolge un ruolo chiave come ormone. Ora si ipotizza che possa influenzare l’andamento delle virosi respiratorie, a seconda della sua biodisponibilità.

“L’insufficiente concentrazione di questa vitamina a livello sierico – si legge nello studio – è stata collegata alle infezioni virali del tratto respiratorio inferiore, all’esacerbazione delle malattie polmonari ostruttive croniche e all’asma. Al momento è difficile sostenere se gli integratori possano svolgere una funzione protettiva, e quanto determinante sia nel combattere i danni dell’infezione, ad esempio per scongiurare una temibile tempesta citochinica, ma un consiglio del medico scioglie i dubbi, una raccomandazione utile quasi per tutti potrebbe essere quella di controllare di avere i valori di vitD nella norma“.

Da una recente revisione sistematica e meta-analisi di studi randomizzati controllati, si legge in un documento della Simg, Società italiana di medicina generale, è emerso che l’integrazione di vitamina D ha ridotto il rischio di infezione acuta delle vie respiratorie. Una carenza è stata riscontrata più di frequente nelle forme severe di Covid-19. Con l’arrivo della primavera, nelle belle giornate luminose soleggiate, approfittiamo per trascorrere più tempo all’aria aperta, e cerchiamo di consumare alimenti naturali ricchi di calcio e vitamina D, nella speranza che anche sani stili di vita contribuiscano a stemperare gli effetti della pandemia.