Non è una gara con vincitori e vinti ma una mobilitazione internazionale senza precedenti quella che sta portando alla produzione dei vaccini anti-Covid., e i dossier in questi giorni sono sotto esame da parte dalle autorità regolatorie dei medicinali. Sulla base di dati oggettivi le agenzie dovranno dire se questi antidoti sono effettivamente in grado di fornire protezione adeguata contro l’infezione da nuovo Coronavirus.

Oltre ai vaccini con virus attenuati sono in pista i vaccini mRNA (sofisticata tecnologia, già impiegata nella produzione di farmaci per malattie rare, come nell’atrofia muscolare spinale), con una metodica innovativa che pare in grado di accelerare i tempi di produzione e distribuzione.

La sicurezza dei vaccini, certificata dagli enti regolatori internazionali, è comprovata, così come la loro efficacia (supera ampiamente il 90% della popolazione sottoposta a profilassi) ma la discussione è tuttora aperta per quanto attiene i tempi della programmazione, la  conservazione, la scelta di renderli o meno obbligatori.

Per far luce sulla vaccinazione anti Sars-Cov-2, Mondo Sanità, in collaborazione con l’Osservatorio diretto da Claudio Zanon, e grazie al contributo incondizionato di AstraZeneca e IT-MeD, ha organizzato un webinar sull’impiego dei vaccini nelle strategie di contrasto alla pandemia da Covid-19, presenti alcuni tra i massimi esperti italiani, lavori aperti con una relazione di Gianni Rezza, direttore del dipartimento Prevenzione presso il Ministero della Salute.

“La vaccinazione è l’unica vera strategia per fermare la pandemia”, ha detto Antonio Cascio, professore ordinario, direttore delle Malattie infettive, Policlinico di Palermo. “Vacciniamo al più presto gli anziani e tutte le categorie a rischio di forme severe. Il primo obbiettivo dovrà essere ridurre la mortalità, ma anche proteggere le persone che svolgono servizi essenziali, come i medici. Successivamente si dovrà pensare la resto della popolazione auspicando il raggiungimento dell’immunità di gregge che in base alle caratteristiche di questa malattia comporterebbe l’immunizzazione del 60% della popolazione suscettibile. Fin quando non sarà raggiunta l’immunità di gregge, mascherina e distanziamento sociale dovranno essere mantenuti. Saranno studi futuri a stabilire la durata della protezione e la necessità di eventuali dosi di richiamo negli anni successivi. I medici dovranno vigilare, ha aggiunto l’infettivologo, in modo da intervenire tempestivamente nei casi, per quanto rarissimi, di eventi avversi”.

“I vaccini rappresentano forse la più grande scoperta della medicina, insieme agli antibiotici e a qualche altro farmaco straordinario – farmaci “anziani” ma che han cambiato la storia – come il cortisone, la morfina, l’insulina, solo per fare qualche esempio”, ha spiegato da parte sua Stefano Vella, professore aggiunto di salute globale presso l’Università Cattolica di Roma. “Certo, l’innovazione farmaceutica ci ha portato, in epoca più recente, farmaci che, anch’essi, hanno cambiato la storia di molte malattie: parliamo dei farmaci contro HIV e HCV, ma anche dei nuovi farmaci oncologici. Anche oggi, con la pandemia da Sars COV 2 che sta devastando il mondo, i vaccini arrivano come l’arma risolutiva. Certo, lo sviluppo di un vaccino contro il COVID in tempi così brevi (ce ne sono oltre 100 in sperimentazione e alcuni lì li per essere approvati, seppur con procedure condizionate) rappresenta un altro incredibile successo della ricerca. E non bisogna avere paura, sono il frutto degli avanzamenti straordinari della biologia, dei quali molti cittadini non erano al corrente. E anche il frutto di un rinnovato patto tra ricerca pubblica e ricerca privata, che finalmente è diventato una cosa concreta. Ma i vaccini anti-COVID non saranno l’arma finale, se non riusciremo a renderli disponibili al mondo intero.  Questa è un’epidemia globale. Nessuno – conclude Vella – pensi di risolverla solo a casa propria”.

I vaccini che hanno concluso la fase 3 di sperimentazione clinica e sono in via di approvazione rapida sono quello prodotto da Astrazeneca-Oxford (59.500 soggetti arruolati in Fase 2-3) basato sull’utilizzo di un adenovirus  modificato e contenente le proteine dello spike e che si conserva a 2-8 gradi centigradi, quello prodotto dalla Pfizer-Biontech (45.000 soggetti arruolati in Fase 2-3) che sfrutta la tecnologia dell’Rna messaggero le cui fiale devono essere conservate a -80 gradi centigradi, visto che la molecola di mRna si degrada facilmente, e quello prodotto da ModeRna (30.700 soggetti arruolati in Fase 2-3) anche esso basato sul metodo dell’Rna messaggero, ma stabilizzato in maniera tale che possa essere conservato a -20 gradi centigradi per sei mesi e tra 2 e 8 gradi per un mese. A breve potrebbe arrivare un quarto, ovvero quello di Janssen (Johnson&Johnson) che si basa anch’esso su un adenovirus geneticamente modificato e disinnescato, utilizzato come vettore, una variante umana del virus del raffreddore (il Type 26-Ad26). Più distaccata appare  Sanofi-Gsk, e per ora ci fermiamo qui. Ma ci sarà bisogno dello sforzo congiunto di tutti per liberarci di questo peso.

“I vaccini contro il Coronavirus arriveranno nei primi mesi del 2021. Mentre il Governo sta mettendo a punto un piano nazionale per la vaccinazione anti COVID –  ha concluso Claudio Zanon, Osservatorio Motore Sanità –  lo stesso dovranno fare le Regioni ma mentre logistica, priorità e scelta del vaccino sono in parte delineate, molte altre domande attendono ancora una risposta, non ultima la durata della copertura dei vari vaccini, il possibile obbligo alla vaccinazione, l’uso della sierologia nei pazienti che si sono già ammalati di COVID e il ruolo delle vaccinazioni complementari quali l’anti influenzale e l’anti pneumococco per la profilassi della polmonite”.

Alessandro Malpelo

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