I meccanismi all’origine della celiachia comportano una infiammazione cronica dell’intestino scatenata dall’introduzione di glutine per via alimentare, quasi 200mila persone in Italia ne soffrono e, per qualche motivo ancora sconosciuto, le donne si ammalano con una frequenza doppia rispetto agli uomini, in aggiunta a questi si pensa che l’intolleranza al glutine dia problemi a mezzo milione di persone ignare. Eppure si stima che 6 milioni di italiani consumino alimenti privi di glutine, spesso lo fanno pensando che sia una misura utile a stressare meno l’apparato digerente.

La celiachia è una malattia autoimmune, per smorzarla si rende necessaria la messa al bando del glutine dalla dieta. L’attacco del sistema immunitario si concentra su un segmento del tubo digerente, l’intestino tenue, e si sviluppa in individui geneticamente predisposti. Mentre la sensibilità non celiaca al glutine è una intolleranza a alcune proteine del grano, tra cui gli inibitori della tripsina, e sarebbe fino a 6 volte più frequente della celiachia. La croce dei panettieri e dei fornai, la spada di damocle che pende sui prodotti da forno.

Nei celiaci il glutine scatena una reazione infiammatoria che danneggia in particolare i tessuti del piccolo intestino, determinando un malassorbimento degli altri nutrienti, con rischi per la salute a lungo termine e associazione con altre patologie quali diabete di tipo 1, dermatiti, osteoporosi, anemia, infertilità, cefalea, solo per citarne alcune. A questo esercito di pazienti si aggiungono quelli che lamentano appunto una sensibilità non celiaca al glutine, circa il 6% della popolazione con sindromi gastrointestinali come gonfiore, dolore addominale, diarrea e cefalea, ma senza veri danni ai tessuti intestinali per i quali può essere adatta una dieta che escluda la proteina incriminata.

Insomma, la dieta senza glutine spesso è immotivata. “Questa discrepanza è data dalla percezione errata che la dieta priva di glutine possa essere più sana, indurre perdita di peso o permettere migliori prestazioni sportive – avverte il gastroenterologo Mauro Bruno della Città della Salute e della Scienza di Torino in occasione del Congresso Nazionale di SINuC – Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo in corso a Torino. In realtà nulla di tutto questo è dimostrato in letteratura, anzi ci sono solidi elementi per affermare che la dieta priva di glutine è più povera in fibre, acido folico, calcio ed altri minerali e più ricca in grassi saturi, sodio e calorie. Inoltre espone ad un inutile esborso economico: l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) ha stimato che ogni anno, in Italia, vengono spesi 105 milioni di euro in prodotti privi di glutine senza una reale necessità”.

“Per qualche motivo è passata l’idea che il glutine faccia ingrassare e che eliminandolo dalla tavola, si faccia retrocedere l’ago della bilancia” spiega il Professor Maurizio Muscaritoli, Presidente della SINuC “Concetto che nasconde un tranello: i dolci gluten-free sono spesso più ricchi in calorie, zuccheri, sodio e grassi per compensare la mancanza della proteina e migliorarne sapore e consistenza”.

Resistono, a proposito di questa patologia, convinzioni ormai superate dalle attuali conoscenze scientifiche e che occorre assolutamente sfatare spiega il dottor Mauro Bruno: “ad esempio non è vero che si tratta di una condizione che tipicamente riguarda bambini e giovani adulti. Fino al 25% delle diagnosi vengono poste dopo i 60 anni di età. Errato anche credere che siano ammesse saltuarie trasgressioni alla dieta: la quantità di glutine in grado di provocare un danno istologico intestinale è inferiore a 50 milligrammi, in pratica poco più di una briciola di pane.

Ricorda il Professor Maurizio Muscaritoli, che “il trattamento della patologia si basa su un regime dietetico che escluda in maniera assoluta e a vita il glutine, quindi grano certamente, ma anche frumento, segale, orzo, farro e kamut mentre sono permessi riso e mais e i prodotti certificati per assenza di glutine ormai ampiamente disponibili in commercio e a carico del SSN. La novità è che la celiachia si manifesta sempre più in maniera camaleontica con sintomi atipici come l’anemia e la perdita di massa ossea, spia di un malassorbimento di nutrienti. Mentre in altri casi i sintomi sono dermatiti e alopecia ossia perdita di capelli che solo dopo un lungo iter vengono ricondotti alla intolleranza al glutine”.
Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale