Le guarigioni dal cancro in Italia sono aumentate del 29% negli ultimi 8 anni: erano 704.648 nel 2010, sono diventati 909.514 nel 2018. La speranza è di continuare a registrare importanti passi avanti con la diagnosi precoce grazie agli screening, i miglioramenti a livello organizzativo (reti oncologiche regionali), i progressi diagnostici, l’evoluzione della chirurgia, radioterapia, farmaci innovativi, immunoterapici.

La spesa per i farmaci anticancro in Italia è passata da 3,3 miliardi di euro nel 2012 a più di 5 nel 2017. Per continuare a garantire a tutti le terapie migliori, è necessario che venga confermato il Fondo per i farmaci oncologici innovativi, istituito nel 2016 per un triennio e pari a 500 milioni all’anno. È l’appello degli specialisti dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) lanciato dal congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) a Chicago.

«Il Fondo è in scadenza a fine anno, chiediamo alle Istituzioni il rinnovo di questa fonte di risorse dedicate oppure provvedimenti che comunque permettano di poter trattare in maniera adeguata i nostri pazienti – ha affermato Stefania Gori, presidente Nazionale Aiom – un traguardo cui ha contributo anche l’innovazione, in particolare l’oncologia di precisione. L’anno scorso, in Italia, sono stati diagnosticati 373.300 nuovi casi di tumore. Il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. «L’aumento annuale del numero di neoplasie diagnosticate in molti casi richiede terapie a lungo termine – ha aggiunto al congresso Giordano Beretta, responsabile di Oncologia all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo –. Per questo, oltre al rinnovo del Fondo, devono essere implementate le reti oncologiche regionali attive soltanto in Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Campania e nella Provincia autonoma di Trento. Devono inoltre essere abbreviati i tempi di accesso alle nuove terapie.

Sono quasi 3,4 milioni i cittadini che vivono dopo una diagnosi di cancro, in costante crescita. «La medicina di precisione richiede di effettuare in maniera sempre più estesa test di profilazione genica, e impone al Sistema Sanitario Nazionale l’esigenza di definire con chiarezza le regole di accesso a questi esami. «In particolare, il test per conoscere lo stato mutazionale dei geni BRCA dovrebbe essere effettuato, ad esempio, su tutte le pazienti con tumore ovarico al momento della diagnosi – ha auspicato Saverio Cinieri, direttore del Dipartimento di Oncologia medica e Breast Unit dell’Ospedale Perrino di Brindisi –. È questa la via da seguire per definire le migliori strategie terapeutiche e iniziare il percorso familiare che potrebbe permettere l’identificazione di persone sane con mutazione BRCA, nelle quali impostare programmi di sorveglianza o di chirurgia per la riduzione del rischio di sviluppare la neoplasia».

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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