Nel tuorlo d’uovo si concentra una proteina che potrebbe contrastare la perdita di capelli, l’alopecia. Da test eseguiti in Giappone su modelli animali si è visto che esistono peptidi in grado di stimolare maggiormente la ricrescita dei capelli, e un prodotto elaborato a partire da queste componenti in futuro potrebbe affiancare prodotti noti, già oggi disponibili in farmacia (minoxidil e finasteride), tecniche chirurgiche come il trapianto autologo in ambulatorio, soluzioni protesiche esteticamente ineccepibili, altri farmaci tuttora in fase di sperimentazione, nei trial, come la ciclosporina. Dei due studi sotto i riflettori oggi, il primo che affrontiamo è guidato da Satoshi Itami, del Dipartimento di dermatologia rigenerativa della Osaka University Graduate School of Medicine. Primo ricercatore Toshio Nakamura della Pharma Foods International di Kyoto.

Gli autori hanno dapprima ipotizzato che l’uovo di gallina contenga peptidi idrosolubili derivati ​​dal tuorlo che stimolano la produzione di VEGF, fattore di crescita endoteliale vascolare, e risvegliano le cellule della papilla dermica del follicolo pilifero. Ritengono infine di essere riusciti a dimostrare la consistenza di tale meccanismo d’azione tanto che cercano ora di trasferire le conoscenze in una pipeline che possa aprire la strada a molecole valide sotto il profilo dell’impiego clinico.

La perdita dei capelli è un fenomeno complesso nel quale concorrono fattori genetici e ambientali, è influenzata dalla dieta e peggiora in presenza di cattive abitudini alimentari, stress, disordini neuroendocrini e del metabolismo, disvitaminosi e anemia per carenza di ferro, ma l’elenco non si ferma qui. La variabilità individuale nella crescita dei capelli, recitano i trattati di dermatologia, è legata pure alla distribuzione e alla sensibilità dei recettori degli ormoni androgeni, prova ne sia che nello stesso individuo possono coesistere aree popolate di capelli robusti e fitti nella nuca, mentre vediamo diradamenti più o meno marcati talvolta in zona frontale, parietale o temporale.

L’alopecia può essere precoce, manifestarsi in epoca giovanile, o presentare una insorgenza tardiva. Anche l’evoluzione della sindrome, e l’estensione delle aree interessate dalla calvizie, possono variare enormemente da un individuo all’altro. Occorre dire che la calvizie è una condizione fisiologica dell’organismo che accomuna persone di successo. Attori di Hollywood, politici sulla cresta dell’onda, capitani d’industria, grandi campioni dello sport, in tanti hanno legato la loro immagine a una testa rasata trasmettendo un’idea di eleganza che è anche sinonimo di potere.

E veniamo alla seconda indagine. Nei giorni scorsi ricercatori dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi) di Roma hanno descritto una strada originale per il trattamento biologico cellulare dell’alopecia, basata su infiltrazioni di derivati del sangue opportunamente trattati e ottenuti per reinfusione. Possiamo dire che il sangue che scorre nelle nostre vene, il nostro stesso sangue, contiene fattori di crescita che una volta concentrati sotto forma di gel possono rivelarsi farmaci straordinari per nostro uso e consumo. Gli esperti italiani affermano a questo proposito di aver osservato, nella pratica clinica, dopo le applicazioni, una ricrescita dei capelli nell’80% dei pazienti selezionati per alopecia androgenetica.

Giovanni Schiavone, primo autore dello studio, pubblicato sulla rivista Dermatologic surgery, ha descritto la strategia di intervento, ricavata inizialmente dal sangue del paziente, dal quale si produce un emoderivato per scopi non trasfusionali (plasma ricco di piastrine, globuli bianchi e fibrina) che viene applicato mediante infiltrazioni in maniera indolore sulle superfici interessate al diradamento, con una tecnica già utilizzata per altri scopi, ad esempio in ortopedia, per rigenerare cartilagini articolari lesionate.

Pazienti maschi e femmine che perdevano capelli per alopecia androgenetica sono stati seguiti per 36 mesi. Ventotto anni l’età media per gli uomini esaminati, 36 anni per le donne. Un altro gruppo di controllo, formato da volontari esclusi dalla terapia, è stato seguito per lo stesso periodo dai ricercatori, e qui si è visto un diradamento progressivo più marcato. Ne consegue che il gel di piastrine si preannuncia come una soluzione da provare, nella calvizie, sempre se c’è l’indicazione del medico.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale

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