“Nonostante sia disponibile l’accesso al test attraverso vari canali, una proporzione elevata delle nuove diagnosi viene ancora oggi effettuata tardivamente e circa il 17% dei portatori del virus è ignaro”. Così Lucia Ferrara (SDA Bocconi) durante il convegno HIV Romagna – una pandemia silenziosa, organizzato a Ravenna con il contributo di Gilead e IT-MeD. L’identificazione precoce dell’infezione da HIV nella popolazione inconsapevole figura tra gli obiettivi del piano nazionale AIDS, e rientra nelle iniziative per il controllo delle infezioni croniche contemplate nei piani regionali e locali di prevenzione.

Screening

In questi anni  gli screening sono partiti in maniera estemporanea, improvvisata o discontinua, talvolta con differenze marcate da una provincia all’altra. Occorre ricordare, a questo proposito che il piano nazionale HIV AIDS, approvato con intesa nella Conferenza Stato Regioni  più di quattro anni fa prevede interventi di ricerca, assistenza, cura, sostegno al volontariato, sorveglianza, aggiornamento degli operatori, strategie di informazione rivolte alla popolazione generale, in particolare nei confronti dei comportamenti a rischio.

Pregiudizi

L’attenzione si è focalizzata spesso sulla lotta allo stigma. Eppure, ha ricordato Cristina Mussini, ordinario di malattie infettive all’Università di Modena e Reggio Emilia, i pregiudizi sono ancora fortemente radicati, si osserva una oggettiva difficoltà a far decollare la prevenzione (TasP)  proprio oggi che è possibile avvalersi, come profilassi, delle moderne terapie antiretrovirali. La pandemia da Covid 19 ha complicato ulteriormente le cose.

Tossicodipendenze

Da dove ripartire? Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità, ha girato la domanda agli esperti riuniti nel webinar. Una delle necessità è quella di rilanciare lo screening HIV presso i Sert, servizi ambulatoriali delle tossicodipendenze. Inoltre è opportuno fare leva sull’esperienza Covid-19 che ha mostrato come è possibile organizzare una grossa mole di test in breve tempo e in modo efficace.

Volontariato

Infine, tra le azioni da portare avanti anche nella regione Emilia Romagna, appare necessario coinvolgere maggiormente le associazioni, il terzo settore, cercando di cogliere le opportunità connesse con il PNRR, piano nazionale ripresa e resilienza, e l’attuale proposta di riforma dei servizi sanitari territoriali attraverso i distretti, che attribuiscono un ruolo centrale alla comunità.