Ha fatto discutere lo studio dei pediatri italiani sull’attaccamento ai dispositivi mobili nei giovanissimi. Da abitudine, divertimento, a dipendenza, questa la conseguenza legata all’uso pervasivo di smartphone, tablet, consolle, videogiochi, telefonini di ogni tipo, app, social media. Tutti collegati a ritmi spasmodici. Anche gli adulti possono essere drogati da internet sul cellulare, beninteso, ma nei bambini stare ore davanti al display con gli occhi fissi, muovendo soltanto i pollici e poco altro, è deleterio. Certe cattive abitudini possono guastare il sonno, indebolire la vista, provocare dolori al collo e alle spalle da contratture, rendere distratti e meno creativi.

A certificarlo sono recenti studi che la Società Italiana di Pediatria ha presentato al Congresso di Bologna. Già lo scorso anno la SIP si era espressa con un documento ufficiale sul corretto uso dei media device nei bambini fino a 8 anni di età, il nuovo studio riguarda gli adolescenti, in particolare la fascia di età 11-17 anni. Non che internet e i social network siano del tutto negativi, in certi casi possono rappresentare un aiuto per favorire le relazioni sociali con i coetanei, ma una iperattività può diventare dannosa per la salute.

Secondo dati Istat l’85% degli adolescenti tra 11 e 17 anni usa quotidianamente il telefonino, il 72% naviga su internet tutti i giorni, percentuale che solo 4 anni fa era del 56%. Più di sei adolescenti su dieci tengono acceso lo smartphone anche a scuola durante le lezioni, il 50% dichiara di trascorrere dalle 3 alle 6 ore al giorno con lo smartphone in mano.

Ma allora come si devono comportare mamme e papà con figli, quali i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione? “Servono dialogo e regole chiare” ha detto Alberto Villani,  presidente della Società Italiana di Pediatria. “Raccomandiamo ai genitori di mantenere sempre una comunicazione efficace con i figli. Ma è indispensabile anche stabilire regole e limiti chiari nell’utilizzo dei media device: mai a tavola, mai mentre si fanno i compiti, a meno che non siano di ausilio per lo studio, mai nei momenti in cui la famiglia è riunita, mai prima di addormentarsi la sera”.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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