Si definisce ischemia critica cronica degli arti inferiori il punto di non ritorno che interessa parte dei malati di arteriopatia ostruttiva, inconveniente causato dal diabete o da altre condizioni morbose. I soggetti rischiano ulcerazioni, gangrena, infezioni che richiedono in casi estremi l’amputazione della punta del piede, a volte le mutilazioni sono ancora più estese e purtroppo inevitabili.

«Quando questa sofferenza viene diagnosticata precocemente – spiega Sergio Castellani, cardiologo all’ospedale di Careggi docente universitario a Firenze – l’intervento chirurgico può ripristinare una corretta circolazione, ma in molti casi tali interventi arrivano tardi o non possono essere eseguiti utilmente per salvare la gamba». Da anni i clinici si interrogano su come affrontare al meglio tali casi.

I risultati di una ricerca in questo campo, con i nomi di 39 autori illustri, che in queste righe non riusciamo a citare, sono stati affidati a riviste scientifiche. La terapia con le staminali in ospedale, emerge dalla lettura dello studio fiorentino di cui parliamo, mostra di poter offrire un’opzione alternativa per salvare l’integrità degli arti, soluzione particolarmente indicata per un gruppo circoscritto di pazienti opportunamente selezionati.

«Le staminali – spiega Castellani – sono ottenute da un prelievo di sangue periferico circolante, e reiniettate dopo separazione, con tecnica immunomagnetica, nel muscolo gastrocnemio dell’arto interessato dall’ischemia critica cronica». Le conclusioni, aggiungiamo noi, mostrano che quasi il 70% dei pazienti trattati in Toscana è andato bene.

Ma queste staminali in cardiologia e angiologia sono affidabili? La risposta, incoraggiante, è venuta dall’ultima edizione del Festival della Scienza Medica di Bologna, il 4 maggio scorso, nella sessione intitolata Cellule che curano le arteriopatie periferiche: obiettivo zero amputazioni.

«Da tempo si sono sviluppate terapie con cellule staminali totipotenti – hanno detto i moderatori, Claudio Borghi e Andrea Stella – queste terapie possono stimolare, attraverso fattori di crescita, lo sviluppo di nuovi vasi che suppliscono alla occlusione cronica delle arterie periferiche con nuovi circoli collaterali. Le esperienze, pur ancora all’inizio, sembrano fare capire che potranno esserci nuove possibilità di guarigione o prevenzione per milioni di pazienti affetti da arteriopatie periferiche, e in particolare per coloro che presentano le complicanze del diabete, malattia con prevalenza epidemiologica che va dal 5% in Europa al 25% nei paesi del Medio Oriente».

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale