Da e-Cig a senza fumo, fuga dalle sigarette convenzionali. Ufficialmente almeno il 2% della popolazione europea consuma prodotti alternativi alle sigarette, di fatto sono molti ma molti di più quelli che si sono convertiti alle sigarette elettroniche e-cig, o quelli che ultimamente prediligono gli stick ovvero il tabacco riscaldato senza bruciare. Le multinazionali investono nella ricerca per arrivare a offrire articoli sostitutivi a quanti desiderano continuare con la nicotina senza per questo esporsi ai rischi che si correvano in passato.

In questi giorni un evento clou ha raccolto il plauso della pubblica opinione in Italia, la Giornata senza tabacco del 31 maggio scorso, con le iniziative collegate, vedi il progetto No Smoking Be Happy di Fondazione Veronesi. Successivamente in Europa si sono tenuti il No Smoke Summit di Atene, e si è da poco concluso in Polonia, a Varsavia, il Global Forum on Nicotine. Nel mondo sono in corso decine di studi, anche in cieco, sulla transizione dalle sigarette elettroniche a niente fumo, e sugli effetti dell’esposizione degli alveoli polmonari agli agenti nocivi.

Alcuni effetti sono già stati indagati con studi comparativi, ad esempio la concentrazione di metaboliti nei liquidi biologici che cala nelle formulazioni a rischio ridotto con tabacco riscaldato rispetto alle sigarette convenzionali , o l’attivazione di alcuni biomarcatori in casi specifici. La nicotina crea dipendenza, ma non è questa sostanza che provoca i danni alla salute. Fontem Ventures, ad esempio, ha diffuso oggi una nota in cui la controllata di Imperial Brands afferma di aver pianificato un insieme di prove volte a valutare il potenziale di riduzione del danno attraverso il pod-system delle sigarette elettroniche rispetto a quelle convenzionali.

Uno degli aspetti inediti, emerso nel corso dell’ultima Giornata mondiale senza tabacco, è il dato secondo cui le sigarette elettroniche non sembrano portare al reclutamento di nuovi fumatori. Dai dati dell’Osservatorio su fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità, citati in un comunicato diffuso nei giorni scorsi da Anafe Confindustria, leggiamo che “sono infatti 1,1 milioni gli italiani che scelgono le e-cig: più del 90% di essi è un attuale o ex fumatore, solo il 7,4% non ha mai fumato prima”.

I grandi gruppi si muovono nella direzione più volte auspicata, un futuro dove la nicotina non debba portare in dote un prezzo da pagare a carico dell’organismo umano attraverso la combustione del tabacco. André Calantzopoulos, di Philip Morris, dice che i fumatori meritano un piano ragionevole che tenga conto dell’esistenza di alternative migliori rispetto alle sigarette, fino a prefigurare un futuro senza fumo. L’unico modo per evitare i rischi associati al tabacco è quello di non consumarne, ha detto altrettanto nettamente James Murphy, dipartimento Reduced Risk di BAT, e il modo migliore per ridurre i rischi connessi è smettere.

Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e asma bronchiale continuano a spaventare gli italiani. I numeri confermano un trend in aumento per entrambe le affezioni, arrivando a interessare circa il 12% della popolazione generale. Per l’esattezza, la Bpco arriva al 6-7%, mentre l’asma il 5-6%. Tra le altre malattie respiratorie cronico-persistenti più frequenti, troviamo anche i disturbi respiratori del sonno, le cosiddette apnee ostruttive, che interessano circa il 4% della popolazione. Questi dati sono emersi al congresso sui device inalatori nelle malattie vie aeree, presieduto da Roberto Dal Negro a Verona.

Gli specialisti non vedono solamente il binomio fumo e cancro del polmone, ma tirano in ballo il fumo come fattore negativo anche per altri tipi di tumore, e anche per altre malattie dell’albero respiratorio, flogosi del tratto tracheo bronchiale e processi lesivi nello spessore delle arterie che alla lunga danneggiano le coronarie, espongono al rischio infarto, ictus e angina. Per tutti questi motivi le strategie di riduzione del rischio sembrano un passaggio cruciale ma necessario per affermare politiche salutari fino alle estreme conseguenze, fino a ipotizzare un futuro smoke-free, dove cioè le sigarette convenzionali saranno relegate verso quote di mercato progressivamente marginali.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale