Cari amici del blog, a pochi minuti da Italia-Costa Rica vi ripropongo un pezzo su economia e calcio del 2012, in occasione degli europei.

 

MEGLIO vincere che perdere. Ma laurearsi campioni d’Europa o del mondo fa bene al Pil? Il polpo Paul non ha mai risposto, ma la questione agita da anni gli economisti appassionati di economia e calcio, la soccernomics. «Sono in molti — spiegava Paolo Federici, country head per l’Italia di Fidelity Worldwide Investment, in un report alla vigilia di Italia-Spagna — a sostenere che la vittoria di una Coppa del Mondo di calcio favorisca la crescita del Pil di alcune decine di basis points. Ciò in virtù del fatto che la popolazione, galvanizzata dal risultato, tende a spendere e consumare di più».
Così il balzo di oltre il 6% a Piazza Affari, il giorno dopo la semifinale con la Germania, è merito dello scudo «salva euro» alzato dal vertice di Bruxelles, ma l’effetto Balotelli — secondo Federici — non può essere escluso perché battere i tedeschi davanti agli occhi di milioni di telespettatori (e di investitori) può cambiare la percezione del paese.

NEL CASO degli ultimi 5 Mondiali e degli ultimi 5 Europei — sono i dati di Fidelity — il Paese vincitore, nei 12 mesi successivi alla finale, è stato premiato con rendimenti azionari positivi 7 volte su 10, con un rendimento medio del 10.2%. Anno 1994, Usa: Arrigo Sacchi in finale, Baggio tira alto e il Brasile è penta campeon: l’indice italiano in 12 mesi cresce del 3,7%. Nel Duemila azzurri in finale agli Europei d’Olanda: Francia-Italia al De Kuip di Rotterdam finisce 2 a 1 per i Bleus e l’indice italiano scende. Rivincita nel 2006 a Parigi, Materazzi incassa la testata di Zidane e gli azzurri il quarto Mondiale: in dodici mesi l’indice italiano fa più 21,5%. Poi è arrivata la crisi: Grecia, Italia e Spagna, vincitori degli ultimi quattro tornei internazionali, hanno subito il taglio dei rating.

LA SOCCERNOMICS piace molto alla banca olandese Abn Amro che, alla vigilia di euro 2012, si è chiesta, per esempio, quale fosse il miglior vincitore per l’eurozona: sperando nell’eliminazione dell’euroscettica Inghilterra e pronosticando la vittoria di un paese con l’euro in tasca (sono solo la metà), possibilmente economicamente forte: la Germania? No, la Francia. La coppa, però, se la sono giocata due Piigs, Italia e Spagna, nella finale dei debiti. Per fortuna la Merkel è sportiva. Abn Amro, d’altra parte, non poteva prevedere l’esito del vertice di Bruxelles nè le performance del SuperMario’s team: il tridente Balotelli, Monti e Draghi.
In occasione del Mondiale 2006, invece, Abn Amro previde, in generale, un potenziale di crescita del Pil per il paese vincitore attorno allo 0,7%. Il 9 luglio Lippi vinse e quell’anno il Pil crebbe dello 0,7% rispetto alle previsioni. Casualità? Tre economisti — Tito Boeri, Carlo Favero e Battista Severgini — su «lavoce.info» sostennero che non «esiste un effetto vittoria ai mondiali» dando vita a un duello in punta di fioretto con i ricercatori olandesi.
Il Pil italiano nel 1981 crebbe dello 0,12%, nel 1982 — Bearzot campione in Spagna — dello 0,41% e dello 0,93% l’anno successivo. La Germania si piazzò seconda, ma non fece peggio: nel 1981 il Pil tedesco segnava +0,04%, meno 0,56% nel 1982 ma dodici mesi dopo infilò un più 2,6%. Nel ’70, ai tempi di Italia-Germania 4 a 3, gli azzurri sfidarono il Brasile in finale, perdendo. Il Pil verdeoro quell’anno crebbe del 7,06% (il 5,63 nel 1969) e dell’8,58% nel 1971. Quello italiano nel 1970 crebbe del 5,15% (in linea col 5,85% del ’69) e dello 0,84% nel 1971. Non per colpa degli azzurri. La Spagna vinse il Mondiale del Sudafrica nel 2010, e in molti sperarono in un tonico tra lo 0,5 e lo 0,7% del Pil. Se effetto c’è stato, è svanito in fretta.

OSPITARE l’europeo potrebbe far guadagnare alla Polonia, — secondo uno studio del 2010 — il 2,1% in più del Pil. Nel 2007 Brian Sturgess e Chris Brady su ‘World Economic’ approfondirono il tema: «Ospitare i Mondiali di calcio: vantaggio economico o maledizione del vincitore?». E scoprirono che gli studi scritti prima dell’evento evidenziavano grandi vantaggi, quelli successivi trovavano spesso, costi maggiori dei benefici. I greci lo hanno imparato a loro spese, Roma, rinunciando a correre per le Olimpiadi del 2020, risparmia la lezione.
Nell ’82 — Mondiali di Spagna — sul Corriere della Sera si occupò di calcio e ripresa un brillante economista: «Vedo tre caratteristiche che si ritrovano anche quando l’Italia gioca in economia: il passaggio dall’autoflagellazione all’entusiasmo spinto; la difficoltà di identificazione rispetto all’estero (‘siamo proprio gli ultimi; ma no, siamo i più brillanti’). il saper agire risolutamente solo in condizioni di emergenza…». E concludeva: «Abbiamo battuto i brasiliani per fantasia e i tedeschi per gioco di squadra. Sarà un caso, ma il nostro punto debole è stato il… rigore. Come in economia».  Firmato: Mario Monti.