Un pasticciaccio davvero brutto. La questione delle firme che i radicali devono raccogliere per correre alle politiche è sempre più complessa. E velenosa. Con la galassia radicale assai divisa. Con maligne interpretazioni che metterrebbero in luce uno scontro sotterraneo tra il titolare del Viminale Marco Minniti e il leader del Pd Matteo Renzi. Con autorevoli studiosi che suggeriscono una soluzione.
Tutta colpa di Minniti che non ama molto la Bonino, rea di averlo criticato (eufemismo) sulle politiche migratorie? «Ma no – afferma un esponente di primo piano dei radicali –. La legge parla chiaro. Può non piacere, ma ci sono tutte le modalità per la raccolta delle firme. Chiarissime. Una circolare ministeriale non può cambiare una materia così delicata. Ci vuole un passaggio parlamentare». Concetto identico espresso da un antico colonnello dalemiano rimasto nel Pd: «Un compagno, tanto tempo fa, diceva: ‘il morto è nella bara’. Tutti facevamo gli scongiuri, ma serviva a far capire che la situazione era immutabile. I funzionari del Viminale sono inappuntabili. Applicano le norme. I radicali non hanno rappresentanza parlamentare. Punto». Già, e l’antipatia di Minniti? «Follia pura. Non credo che sia innamorato di Emma – prosegue il parlamentare Pd –, però complottare contro di lei per mettere in difficoltà il segretario sarebbe autolesionistico. Il Pd senza radicali perde quasi il 2 per cento…». E non è finita. Sostiene un pannelliano doc: «Sui regolamenti non ci hanno mai fregato. Come mai proprio ora? Eddai, nemmeno hanno saputo interpretare la legge…». Di certo, Bonino e Magi di una cosa son certi: mai e poi mai si faranno dare le firme dal Pd. Il professor Salvatore Curreri avverte, su laCostituzione.info, che un’«interpretazione della normativa vigente meno rigida, illuminata dai principi costituzionali in materia di partecipazione democratica consentirebbe di sanare un vulnus che rischierebbe di inficiare, e non solo politicamente, l’intera competizione elettorale».
Intanto, impauriti, al Nazareno tremano. E si affannano a ripetere che ai «compagni radicali» sarà dato tutto l’aiuto possibile.