Onirico. sarcastico più che ironico. Surreale. Decisamente amarognolo. Sono questi gli aggettivi qualificativi che mi vengono in mente dopo aver letto il romanzo di Lorenzo Ciampi, fiorentino, operatore sociale, al suo esordio, credo, nelle patrie lettere. Brevi informazioni di servizio: l’editore è Porto Seguro (non male, a parte qualche ingenua sbavatura, la cura redazionale), il prezzo è di 13,90 euro, le pagine 146. I protagonisti sono tre: Primetta, Mimmo e Ubaldo. In più, Rossano. In più perché è il giovane che i tre addestrano per la missione suprema del Club degli Anziani: eliminare i giovani. Una specie di colpo di stato generazionale che avrà esiti paradossali di cui, per ovvie ragioni, non posso rivelarvi i particolari.

Un punto fermo va messo subito, però. E ci tengo a sottolinearlo a quei pochissimi che mi leggono: la trama è secondaria, in realtà Ciampi, con buona prosa, a parte un paio di infortuni stilistici, ci racconta i tic di una società, quella italiana, perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, con le sue paure, le sue speranze, i suoi astratti furori. Il taglio è decisamente politico. Basti pensare alla storia di Primetta, già rivoluzionaria, perfetta sintesi di quella sciagurata stagione che furono gli anni di piombo. Le pennellate di Ciampi sono praticamente perfette e, in un certo qual modo, anche commoventi. Riportano a storie antiche, danno l’idea di una generazione perduta dietro follie subpolitiche.

Non male anche la descrizione dei bambini degli anni Ottanta con le loro passione per i cartoni animati giapponesi (chiaro riferimento autobiografico), con conseguente giudizio che certifica gli anni Ottanta, anni di ’riflusso’ e di controffensiva culturale prima ancora che politica dei poteri forti. Giudizio che mi ha sempre peraltro lasciato perplesso, ma forse semplicemente perché per me, pur immerso nella politica e nella letteratura fino al collo, sono stati momenti di beata gioventù.

Altro elemento che depone a favore del romanzo – a parte un generale senso di fallimento generazionale che si respira tra le righe – è la conoscenza che l’Autore dimostra di alcune figure storiche della sinistra italiana: da Lucio Lombardo Radice a Celeste Negarville a Rita Montagnana ad altri. Un artificio retorico ben riuscito che, penso, sia servito a Ciampi per confrontare il nostro imbarazzante presente sovranista e populista con un passato sì faticoso e complicato, ma dominato da protagonisti di ben altro spessore. Meno convincente, invece, il finale (anche in questo caso non sarebbe carino rivelarvelo) che pare un po’ appeso.

Infine, non perché meriti l’ultima posizione, sono divertenti le citazioni dotte sparse qua e là nel libro. Insomma, un esordio letterario basato su esperienze di vita reale, in cui prevale il gusto del paradosso che è arma potente per narrare i tic di questo nostro, non più brillantissimo (ma lo è mai stato’?) Paese. Almeno a me così pare. Posso sbagliarmi, però accettate comunque il mio consiglio: leggetelo. Poi mi direte.
PS Avvertenza: non è un libro “facile“.

Francesco Ghidetti