Quando ti affezioni a uno scrittore, l’uscita di una nuova opera ti fa ribollire l’animo. E, finita l’attesa, col libro fra le mani, l’orizzonte improvvisamente si fa chiaro, il cielo diventa azzurro e pieno di nuvoloni bianchissimi che inducono alla felicità. No, non sto esagerando. O, per lo meno, a me, lettore accanito, accade così. Per esempio con l’ultima fatica di Petros Markaris: “L’università del crimine”. Ve ne suggerisco caldamente la lettura. La trama è ben costruita, le pennellate più efficaci riguardano i protagonisti e “il contesto”. Sì, perché, ancora una volta, lo scrittore ci fornisce un quadro della società ateniese di spessore pur nella voluta leggerezza di un romanzo poliziesco. Non solo: le vie e le piazze di Atene par di vederle dal vivo. Chissà, forse Markaris aderisce a un genere mai veramente definito: la letteratura cittadina.

Ciò premesso, un altro elemento da non trascurare – che va a merito dell’editore (La nave di Teseo) – è la copertina. Bellissima. Guardatela e mi darete ragione.
In questo nuovo romanzo (tra poco accennerò anche alla trama, tranquilli…) è forte la presenza dell’Italia. Markaris dimostra di conoscere bene le vicende politiche degli anni “caldi”. Si citano Lotta Continua, il Pci, le lotte studentesche perché una delle vittime, Aris Archontidis, docente di letteratura dell’età ionica, ha studiato nel nostro Paese militando nell’estrema sinistra. Lo stesso Aris ha un amico italiano da anni trasferito in Grecia: “Parla un ottimo greco – annota il commissario Charitos – da cui riesci a distinguere solo un po’ di pronuncia straniera”. Lui si chiama Guido Pestoni e così si descrive: “Sono di origini sarde e la vista del mare ha su di me un effetto calmante. Per questo, del resto, siamo venuti ad abitare a Glyfada”.

La trama è avvincente, anche se continuo a pensare che la forza del giallo mediterraneo non stia nella detective-story bensì nella descrizione dei luoghi e dei personaggi con le loro paure e le loro speranze. Tre docenti universitari vengono uccisi a distanza di tempo. L’assassino (o gli assassini?) colpiscono quei professori che sono passati alla politica. Di più, ovviamente, non vi svelo. Non sarebbe carino.

Sappiate comunque che Ghikas, il capo di Kostas, è andato in pensione e che al Nostro è stato dato il comando temporaneo della Centrale di polizia di Atene. E sappiate che presto Kostas e Adriana diverranno nonni.
Ancora una volta, comunque, Markaris non nasconde le grandi passioni della sua vita: la politica e la letteratura. I protagonisti devono fare i conti con la politica (opprimente e soffocante) e agiscono in base a canoni letterari di sicuro interesse. Molto divertenti i quadretti familiari così come le descrizioni della psicologia dei personaggi, sempre in vigile attesa. E del resto, come dar loro torto dopo tutto quello che hanno fatto passare alla Grecia lorsignori di Berlino?

*LA FRASE PIÙ BELLA
Gli studiosi sono uomini e donne che vivono nelle biblioteche, studiano e producono lavoro scientifico. Gli intellettuali sono specialisti in generalizzazioni e, soprattutto, sono convinti di possedere un sapere esteso a tutto lo scibile umano. Gli studiosi hanno conoscenza, gli intellettuali hanno opinioni che amano esprimere in ogni occasione (…) Si ascoltano mentre parlano e si eccitano sessualmente”.

PETROS MARKARIS, L’università del crimine, La nave di Teseo, 18 euro, 333 pagine