Candidata al Premio Strega. Scrittrice, come dicevamo una volta, di chiarissima fama. Una casa editrice (Giunti) e una collana («italiana», diretta da Benedetta Centovalli) che ci propongono spesso titoli di valore. Insomma, un contesto perfetto per questo ‘‘Via Ripetta 155’’ di Clara Sereni.

La fatica della scrittrice romana, siatene certi, non sfuggirà a stucchevoli discussioni ‘di genere’: è un romanzo? un romanzo-memoria? una confessione? Domande oziose che lasciamo a chi ha molto tempo da perdere.

Diciamo, con sommessa umiltà, che l’ultima fatica della Sereni colpisce nel segno. La trama è semplice, come la scrittura è scarna ed essenziale: si raccontano le vicende di Clara stessa viste dalle finestre (un po’ alla Elizabeth Barrett Browning) di, appunto, via Ripetta 155, magica strada della magica Capitale. Le vicende si sviluppano lungo gli «anni terribili» (ma forse più fecondi di quanto certa pubblicistica un po’ così tende oggi a dire) tra il Sessantotto e il lugubre Settantasette, tra paure e speranze, fra tentativi di «assalti al Cielo», fra un Pci indeciso a tutto, fra gruppi extraparlamentari con pochissime idee e assai confuse.

Il tutto racchiuso in una serie impressionante (e sovente disperata) di storie personali, fatte di amori, tradimenti, coltellate sentimentali date e ricevute, amori infiniti e amori rassicuranti, tragedie che appaiono all’improvviso su quel gran teatro che è la vita e che poi si risolvono in men che non si dica.

Pagine, dunque, da leggere con la curiosità dell’appassionato di storia recentissima e il detective dell’animo umano, con le sue debolezze e meschinità.

Clara Sereni ci fa, inoltre, un altro, graditissimo, regalo: non si prende sul serio. Non siamo di fronte insomma a uno stantìo «formidabili quegli anni» né ad autocompiacimenti da ciclostile o da scontro tra ‘fasci’ e ‘compagni’ e ‘guardie’. Tutt’altro. La penna di Clara scorre via veloce, con un ritmo quasi, come insegnava Stendhal, da Codice civile. Un passo, se ben osservato, che commuove e che ti fa capire quanto, in fondo, valga la pena affrontare serenamente il ‘giorno dopo giorno’. O come la vita sia un’opera d’arte (bella o brutta, poco importa).

Fondamentale, ovviamente, la ‘location’. Roma.
Immortale.
Accogliente
Struggente.