Sabrina, 62 anni dopo. Ricordate la celebre pellicola che vide per protagonisti Audrey Hepburn, Humphrey Bogart e William Holden per la regìa di Billy Wilder? In Italia, in questi giorni, abbiamo “girato” una Sabrina diversa. Una storia lunga mille partite, cominciata più di trent’anni fa.
Sabrina risponde al cognome di Del Mastio e, nel mondo del softball italiano, è qualcosa più di una giocatrice. E’ un’icona, una leggenda. Sabrina ha 45 anni e, con la maglia di Bussolengo, ha vinto il suo sesto scudetto. E lo ha fatto in un momento particolare, come in una bella favole, mentre la stavano già premiando per la partita numero mille. Proprio così, mille partite a difesa della seconda base (quasi una seconda casa per Sabrina), cercando di battere lontano, inseguendo con ferocia, senza perdere in femminilità, il successo. Ma un successo non fine a se stesso, perché Sabrina, più che della vittoria, è sempre stata innamorata del suo sport. Uno sport conosciuto giovanissima e mai più abbandonato. Tra qualche anno, forse, Sabrina sarà costretta a fermarsi, per arrendersi – ma uscendo dal campo a testa alta, tra gli applausi di tutti – alla carta di identità. Ma anche se non sarà più lì a difendere, piegata sulle ginocchia, il cuscino di seconda base, la troveremo comunque sul diamante, a trasmettere la sua grande conoscenza di questo sport. A regalare scampoli di esperienza ed entusiasmo alle sue giovani compagne.
Sei scudetti, quattro Coppe dei Campioni, tre Coppe delle Coppe. La promozione in A1 con le Blue Girls e un legame con la sua città che non è venuto mai meno. Anche se cinque dei sei scudetti (il primo, tutto bolognese, è datato 1992) e tutti i trofei internazionali sono arrivati con altri club, da Forlì all’attuale Bussolengo.
Tante esperienze anche in maglia azzurra, l’Olimpiade di Atene con il premio quale miglior giocatrice europea: Sabrina, anzi, la “Sabro”, in tutti questi anni non si è fatta mancare nulla. Grazie anche al sostegno di Roberto che, come dice lei, è il suo moroso da ventisette anni. Il suo primo tifoso, ma anche il suo primo giudice, severo quanto basta. Una bella storia di sport, come ce ne sono tante (speriamo) nel panorama italiano. Anche perché, in mezzo a tanti discorsi milionarie o polemiche per il mancato impiego di qualche giocatore, Sabrina è stata capace di trovare, sempre e comunque, un suo spazio. Grazie al sacrificio e alla passione. Passione e sacrifici portati ai massimi livelli, perché il sotfball, tradizionalmente, è uno sport povero. Almeno a livello economico. Però può regalare tante soddisfazioni e tante gioie. Che per Sabrina valgono più di qualsiasi compenso. Anche se, nel frattempo, dovendo fare i conti con l’usura del tempo, deve controllare pure un’anca. Un po’ di cartilagine se n’è andata, “grattata” dai diamanti e dalle scivolate fatte in mille partite. Ma alla passione vera non si può dire proprio no.