Ancora la pioggia. Tre anni dopo l’assegnazione dello scudetto all’UnipolSai (final con Rimini, con tanto di polemiche), di nuovo Giove Pluvio che offre uno spunto per un approfondimento. Sia chiaro: non è una caccia alla streghe, la ricerca di un colpevole o chissà cos’altro. Solo il tentativo di applicare un aspetto troppo spesso dimenticato – il buon senso – e di provare a fare qualcosa per uno sport chiamato baseball. Sabato 11 maggio: si gioca a Castenaso la partita di serie A1 tra la formazione locale e il Godo. La gara comincia alle 20,30. E finisce, dopo sospensioni, rinvii e quant’altro, alle 2,30 del mattino. Quando è già domenica. Le emozioni, sicuramente, nel corso di quasi sei ore (non di solo gioco) non sono mancate: l’inizio arrembante di Castenaso, la rimonta del Godo. L’equilibrio fino all’ultima pallina con la speranza degli uomini di Marco Nanni di rimettere la testa davanti e incamerare una seconda vittoria, dopo quella di venerdì, in Romagna. Raccontata così, forse, potrebbe essere uno spot per il baseball. Ma se il baseball è uno sport che vuole essere uno spettacolo per il pubblico, deve pensare di essere anche un prodotto appetibile.
Prima domanda: quanti sono gli spettatori (eroici) che sono rimasti incollati ai loro seggiolini fino alle 2,30 del mattino?
Seconda domanda: se chi è rimasto è un eroe come definire chi ha deciso di andare a casa? Semplicemente un tifoso deluso. Deluso da uno sport che non riesce a trovare un antidoto alla pioggia. Forse, come nel caso della Fortitudo (che avrebbe dovuto giocare alle 20, contro Nettuno), sarebbe bastato applicare il buon senso. Ovvero anticipare al pomeriggio la partita, per non incontrare problemi. Le previsioni meteo, al giorno d’oggi, sono piuttosto precise. Si sapeva non solo che sarebbe piovuto, ma forse anche quanti millimetri di acqua avrebbero potuto cadere sul Teseo Bondi.
Non si anticipa per mille motivi? Bene, non vogliamo entrare in questa polemica. Però non si può chiedere al pubblico, ai tifosi – che vorremmo sempre più numerosi – di aspettare, al freddo (che sia un maggio anomalo lo abbiamo capito, però dovremmo aver anche compreso che la fortuna di uno sport è data anche dal numero di appassionati che riesce a riunire), le decisioni degli arbitri. I conciliaboli, le discussioni. Si gioca, non si gioca. Si aspetta, si rinvia. Intendiamoci: nell’ottica degli arbitri e delle squadre non è stato fatto nulla di scorretto. Perché è stato applicato il regolamento. Pioveva, smetteva e si poteva aspettare il momento migliore per ricominciare a giocare. Su questo non c’è nulla da eccepire, ci mancherebbe. Però se alla fine, lo spettacolo Castenaso-Godo è stato qualcosa per pochi intimi, forse la colpa è anche nostra. Che non sappiamo usare il buon senso. Che pensiamo che l’appassionato sia sempre lì, pronto a rispondere alla chiamate. Se il baseball, almeno quello italiano, vuole crescere, deve offrire uno spettacolo. Ma anche condizioni favorevoli per un tifoso virtuale che il sabato sera, soprattutto in Emilia Romagna, ha mille altri strade da scegliere per divertirsi. Se noi pensiamo di intercettare nuovi tifosi offrendo loro, sei ore di pioggia e umidità, forse non facciamo un bel servizio allo sport che tutti amiamo. Per rendersene conto basterebbe contare il numero degli eroi che, al Teseo Bondi, hanno resistito fino alla fine. Sia chiaro, nel baseball come in qualsiasi altro sport, gli eroi sono benvenuti. Ma gli eroi, purtroppo, sono pochi. E sempre meno numerosi nel batti e corri. E se il baseball vuole crescere ha bisogno di numeri, in termini di pubblico, molto più alti. Per non essere condannato all’oblio. O, peggio ancora, alla definizione più brutta che ci possa essere e che vogliamo respingere con forza, quello di essere uno sport minore. Sicuramente, però, almeno in caso di pioggia, il baseball è uno sport poco avveduto. Che non pensa al pubblico.