In un momento in cui tutti parlano d’Europa o quasi (meglio dentro o meglio fuori?) c’è chi, zitta zitta, prova a prendersi l’Europa. Almeno quella del baseball. Di più: a riprendersi quell’Europa che è stata sua in cinque occasioni, l’ultima nel 2013. Nel 2015 e nel 2017 ci sono state due finali, la Fortitudo UnipolSai Bologna ha annusato il profumo d’Europa, poi, però, è stata costretta a inchinarsi. Il cammino per conquistare la Coppa dei Campioni è ancora lungo, anzi, lunghissimo, perché i padroni di casa di Rotterdam (proprio quelli che sia nel 2015 sia nel 2017 hanno beffato le formazioni di Marco Nanni prima e Lele Frignani po) sono forti e fanno paura. Però questa Fortitudo capace di vincere con personalità le prime due gare della Coppa dei Campioni, proprio a Rotterdam, ha dimostrato grandi capacità.
La capacità iniziale è stata quella di adattarsi al nuovo regolamento: giusto o sbagliato che sia, il baseball ha aperto ai comunitari. La Fortitudo e in particolare il suo direttore sportivo, Christian Mura, non si sono fatti sorprendere. Hanno guardato al mondo dei comunitari ma, con ancora più attenzione, hanno valutato storie e curriculum per capire chi, al di là del talento (uno dei parametri di giudizio), avrebbe potuto inserirsi all’interno di un gruppo collaudato. La famosa capacità di amalgama, che molti dimenticano, fa parte del dna Fortitudo. E’ vero che qualche anno fa ci fu anche un rigetto (ricordate il giapponese “Gigi” Sato? Con il quale si concluse il rapporto anzitempo perché rifiutò di seguire il gruppo in una partita in cui non avrebbe dovuto giocare?) ma, a parte quell’episodio del 2012, la Fortitudo è stata capace, negli anni, di costruire, spesso e volentieri, rapporti duraturi nel tempo. E l’amalgama e lo spirito di gruppo sembrano essere le caratteristiche di una squadra che, senza essere al top, è stata capace di conquistare la Coppa Italia all’esordio stagionale. Di un gruppo che, in campionato, ha costruito un primato da conservare anche alla fine del girone di ritorno. Di un gruppo che, in campionato, è stato capace di assorbire l’infortunio di Francesco Fuzzi (il jolly per tutte le emergenze), rimpiazzata da un Kevin Moesquit che, pur arrivando dall’Olanda, si è inserito subito, come se il Gianni Falchi fosse casa sua. Di un gruppo che, all’inizio, ha fatto a meno di Gilmer Lampe e Peppe Mazzanti senza piangersi addosso. Di un gruppo che, in Olanda, ha incassato gli infortuni di Nick Nosti e Beau Maggi buttando nella mischia, senza paura, Lorenzo Dobboletta (che in battuta è stato straordinario contro San Marino) e Filippo Agretti. Di un gruppo che, cinque anni dopo la magica notte di Rimini, vorrebbe riprendersi l’Europa. Il coraggio, la passione e la grinta sicuramente non fanno difetto ai ragazzi del presidentissimo Stefano Michelini, che sogna l’Europa da Natale. Proprio così: nell’ormai tradizionale pranzo di fine anno, il “pres” ribadì il suo pensiero: “Vincere in Olanda, in casa di chi ci ha battuto negli ultimi anni, sarebbe bellissimo”. Perché non accontentarlo?