Se non ci fossero di mezzo una robusta dose di scaramanzia e il rispetto per l’avversario la Fortitudo potrebbe gridare perché dopo tante sconfitte, sempre con i terribili Neptunus Rotterdam, è stata capace di riscrivere la storia. Di più: di sovvertire un pronostico che, sulla carta, appariva scontato. Rotterdam è campione d’Europa da due stagioni, ha vinto tre delle ultime quattro edizioni e, dal 2015, ha sempre battuto la Fortitudo, due volte, per di più, in finale. Le sconfitte, per dirla tutta, dal 2015 a oggi sono addirittura cinque: due volte nel 2015, altrettante nel 2017, una lo scorso anno. Rotterdam era qualcosa più di una bestia nera.
Eppure, nonostante il grande valore degli olandesi, l’UnipolSai ha accettato l’idea di organizzare la finale di Coppa dei Campioni tra il Falchi e il Teseo Bondi di Castenaso e, adesso, quasi per magia, si trova in finale. Non serve gridare al miracolo – i miracoli sono altri – ma pensare a qualcosa di magico, forse, sì. Perché la serata di Stephen Perakslis ha avuto davvero qualcosa di magico. L’americano sbarcato da poco all’ombra delle Due Torri, preso appositamente per la Coppa dei Campioni – ma, attenzione, non è detto che non possa restare perché la Fortitudo ha ancora un visto da spendere per il campionato -, ha dimostrato di che pasta è fatto. E’ rimasto sul monte di lancio per otto riprese, ha effettuato 107 lanci (da quanto tempo non si vedeva un pitcher Fortitudo superare quota cento?), ha annichilito, uno dopo l’altro, tutti i battitori olandesi. E sì che i tulipani, negli ultimi anni, hanno fatto vedere che potenza possono mettere sul diamante.
Perakslis da favola e, attorno a lui, è cresciuta una squadra che non ha sbagliato un colpo. Anzi, no, degli errori li ha commessi. E nemmeno pochi – quattro – per un gruppo che di solito rasenta la perfezione. Però le sbavature non hanno spaventato l’UnipolSai che, al contrario, ha continuato a macinare gioco e avversari.
Che bello vedere la Fortitudo vincere al Falchi, davanti a un buon pubblico. Ma non è ancora finita perché tra la Fortitudo e la sesta coppa non ci sono solo la cabala e la scaramanzia. C’è una formazione tosta come quella di Amsterdam, che ha mandato in tilt l’ambiziosa Parma con l’icona Rob Cordemans che, a dispetto delle 44 primavere, ha dato un saggio del suo straordinario e sterminato talento. Oggi (alle 20,30) Cordemans non ci sarà. E non ci sarà nemmeno Perakslis, perché la pallina finirà nelle mani dell’Omone, al secolo Raul Rivero. Ci vuol provare la Fortitudo a vincere la sua sesta Coppa dei Campioni. Ma per riuscirci, sei anni dopo l’ultimo trionfo, servirà qualcosa di più. Servirà l’appoggio di un’intera città. Cosa aspettate? Bisogna correre al Falchi e sostenere capitan Vaglio e compagni. Per fare un bel regalo anche al presidente della Fortitudo, Stefano Michelini, che ha annunciato da tempo che questo sarà il suo ultimo anno da massimo dirigente dell’UnipolSai.