Chi è tifoso della Fortitudo Baseball sta vivendo un momento suggestivo. Pensiamo, per esempio, alla semifinale scudetto. L’UnipolSai ci arriva da prima della classe capace di vincere 21 delle 24 gare disputate in regular season. E affronta Parma, sempre battuta nella stagione regolare e per di più al Falchi, inviolato da un paio di stagioni.
Al pronti, via (nei playoff) si scopre quanto Parma sia più pronta e vada sul 2-0 con la possibilità di chiudere i conti in proprio favore. Ma nella città ducale la Fortitudo prima dimezza e poi impatta. Si torna al Falchi, per gara-cinque e, per otto inning, ecco lo spettro dell’eliminazione di due anni prima, con Rimini (due successi dei romagnoli al Falchi, riscatto della Fortitudo nella tana dei Pirati e arancioni di nuovi felici al Falchi). Sotto 4-1, l’UnipolSai, nella gara che non ha domani, trova la forza di sorpassare in volata e approdare in finale dove trova San Marino, più rilassata e tranquilla.
Finale che, in gara-due, ha un epilogo ancora più pazzesco. Maestri non fa vedere la pallina ai battitori Fortitudo che restano comunque in partita, 4-3. All’ultimo inning San Marino (il manager Chiarini espulso per proteste) allunga, 5-3 e Mazzocchi, un ex, costringe Marval e Paz a due battute che costano altrettante eliminazioni. San Marino è a un out dal successo che significherebbe portare la serie sull’1-1. Ma nel baseball, mai dire mai. La base ball a Vaglio, quella a Fuzzi, la valida di Russo che fa entrare il 5-4. Ancora una base ball a Dobboletta, il cambio di lanciatore che non sortisce l’effetto sperato perché Coveri è incerto e Nosti, senza battere, conquista base e punto forzato. Parità, 5-5 e tutto da rifare. Solo che le basi, sempre con due eliminati, sono ancora piene. Tocca a Leo Ferrini, fino a quel momento, gara-uno compresa, nullo in battuta (e autore anche di un errore in difesa: non propriamente l’identikit del salvatore della patria). San Marino cambia ancora: via Coveri dentro Valerio Simone. Tre ball, ne basta un altro per dare la vittoria alla Fortitudo. Ma Simone si riprende, due strike e il conto diventa pieno. A quel punto ogni lancio – un romanzo, una preghiera, decidete voi – diventa fondamentale. Simone trova l’area dello strike, ma Ferrini si difende. Ancora strike: la battuta di Ferrini è profonda, ma non da fuoricampo. Giordani, però, gioca (giustamente) una difesa più stretta perché non vuole concedere valide o rimbalzanti alla Fortitudo per trovare la fucilata verso casa base. La pallina di Leo va, va. Giordani capisce tutto, corre a ritroso, ma non trova il balzo vincente. La pallina cade: è il 6-5 Fortitudo, come in un giallo dove accade l’imprevedibile. Il bello del baseball. Che, però, non ha orari: si sa quando comincia, non si sa mai quando finisce. Questo significa non avere appeal per le tivù, questo significa avere spazi sui giornali sempre più risicati.
Ecco, l’orario e i tempi sono aspetti sul quale il baseball deve lavorare, se non vuole restare uno sport di nicchia. Le emozioni ci sono, incredibili, ma bisogna fare i conti con i tempi, con le televisioni. In fondo, una rivoluzione epocale (all’epoca piuttosto discussa) avvenne anche nel volley con l’applicazione del rally point system.
Il volley può contare su arene sempre piene ed entusiaste. Il baseball, come emozioni, forse non ha eguali. Ma anche come durata ed è su questo che bisogna lavorare. Per consentire a tutti di vivere queste emozioni. Per allargare un pubblico che, finora, nonostante i brividi e i ribaltamenti di fronte, resta di nicchia.