“E’ così che doveva andare”. E ancora I miti rivivono, vincenti. Lottando, sudano, soffrono. E alla fine ce la fanno. Sono le storie che Andrea Bartoli, classe 1965, ha deciso di mettere nero su bianco. Anche se, parlare di nero e bianco per uno strumento moderno qual è il kindle, può apparire strano.
Ma le belle storie e la buona scrittura hanno una vita indipendente da tutto, che va al di là del passato e del futuro. Sono storie che riguardano il nostro recente passato, ma che sono attuali anche oggi. Perché Andrea prima le ha viste con gli occhi del bambino (ai Mondiali di Germania 1974 aveva solo 9 anni) e del ragazzo e poi dell’adulto.
Le ha vissute intensamente, da appassionato, le ha smontate e rimontate con il talento del giornalista di razza.
Andrea è stato un ciclista di buon passo (Cuenod Center Gross, Calcara, Italia Nuova e Isa Lavino di Mezzo le sue società), poi un mezzofondista (Team Pasta Granarolo) e infine un collega al Domani di Bologna. Oggi fa parte dello staff dell’ufficio stampa di Palazzo d’Accursio e continua a vivere lo sport a 360 gradi. Immagazzinando dati e spunti e tirandoli fuori come storie. Come ha fatto per l’e-book scritto per BradipoLibri.
Volete rileggere l’esperienza dell’Olanda di Johan Cruijff o l’improvviso stop di Marco Pantani nel 1999?. O ancora il Bologna e la semifinale Uefa con il Marsiglia? O addirittura la prima finale scudetto di basket che, nel 1998, coincise con la divisione tra Virtus e Fortitudo? Se amate il ciclismo, poi, c’è spazio per Laurent Fignon, se preferite l’atletica, ecco Paul Tergat. Tutti con gli occhi del buon Bartoli
Storie mirate, storie puntuali. Riviste con la verve di Andrea. Un amico, certo, ma soprattutto un ottimo professionista. Innamorato del suo lavoro e dello sport. Da non perdere.