«Fate in fretta i vostri compiti: Wikipedia mercoledì resterà chiuso per protesta contro una cattiva legge»: è l’avviso di Jimmy Wales, fondatore dell’enciclopedia online. Il blocco riguarda (per oggi) solo la versione in inglese, ma è destinato ad avere un impatto clamoroso: interesserà almeno 100 milioni di persone. La ‘cattiva legge’ è il SOPA, ovvero «Stop Online Piracy Act», in discussione al Congresso Usa, alla Camera, che dovrebbe essere approvata entro il 24 gennaio. Permetterà al Ministero di giustizia di indagare, perseguire e ‘spegnere’ singoli utenti e aziende che sul web utilizzino materiale coperto da diritto d’autore. Al Senato Usa c’è in esame un’altra versione, il «Protect Ip Act»: in entrambi i casi riguarda la pirateria digitale e protezione del copyright sul web. E’ una legge fortemente voluta dalle majors di Hollywood e dall’industria discografica, e altrettanto fortemente osteggiata dai big della Rete. Una battaglia fra giganti, dove è entrata in campo anche la Casa Bianca, che non appoggerà questa legge.

Il confine su cui si muove Obama è quello del Primo Emendamento, che garantisce la libertà di espressione: una cultura come quella americana, basata sull’innovazione, sulle nuove opportunità, sulla creatività, non può autobloccarsi sul web, ovvero il futuro per eccellenza. Senza contare le possibili accuse per essere passati da difensori della «libertà di Internet» (ad esempio contro i blocchi adottati da Cina, Iran o paesi arabi durante le rivolte del 2011) a capofila dei censori. Non è un caso che le prime riserve in questo senso siano già state espresse proprio dai fondatori di Google, Twitter e Yahoo.

A difendere il business c’è Rupert Murdoch, che si è scagliato contro il Presidente Usa accusandolo di essersi piegato alle lobby della Silicon Valley: «Il leader della pirateria online è Google — accusa in magnate australiano — che offre in streaming gratuito i film e vende gli spazi pubblicitari». Insomma: è sempre e solo una questione di soldi, e non di grandi princìpi ideali.

Non è la prima volta che Wikipedia mette in piedi uno ‘sciopero del web’, e il precedente è tutto italiano: ad ottobre il sito venne bloccato per protestare contro il comma 29 del Ddl Alfano sulle intercettazioni, che prevedeva le rettifiche sul web, senza tenere conto della differenza fra testate giornalistiche ed altri tipi di siti, quali Wikipedia. Era una situazione solo italiana, mentre il SOPA avrà un impatto mondiale, visto che negli States hanno sede moltissimi provider, di moltissime nazionalità. Una legge così drastica avrebbe effetti a valanga su tutto il web, a differenza della linea seguita dalla Francia per proteggere il copyright: trasformare i provider in sceriffi del web e punire solo l’utente finale. Oggi si muove, anzi si spegne Wikipedia, ma c’è da scommettere gli altri big della Rete non resteranno a guardare ancora a lungo.