Freddo e nevoso da noi,  ma quello 2017/2018 è un ennesimo caldo inverno artico. Eccezionalmente caldo.  “L’ estensione del ghiaccio marino _ spiega il National snow and ice data center (NSIDC) _ si è mantenuta sui livelli giornalieri minimi nel mese di febbraio. L’ estensione del ghiaccio marino artico per febbraio 2018 è stata in media di 13,95 milioni di chilometri quadrati. Questa è la media mensile più bassa registrata per febbraio, 1,35 milioni di chilometri quadrati (521.000 miglia quadrate) al di sotto della media del 1981 al 2010 e 160.000 chilometri quadrati al di sotto del precedente record medio mensile registratosi nel 2017″.

“L’ estensione dei ghiacci _ prosegue l’autorevole centro di ricerca sulla criosfera _ è stata particolarmente contenuta nel Mare di Bering, dove il ghiaccio marino è diminuito durante le prime tre settimane del mese. La parte orientale del Mar di Bering è stata per la maggior parte del mese in gran parte priva di ghiaccio; l’ estensione era bassa sul lato occidentale, con il bordo del ghiaccio più a nord del normale. Nel Mare di Chukchi, l’ estensione si ritirò anche durante parte di febbraio, con acque aperte che si svilupparono a nord dello Stretto di Bering sia sulle coste siberiane che Alaska. Come visto tutto l’ inverno, l’ estensione dei ghiacci ha continuato ad essere inferiore alla media nel Mare di Barents, e alla fine di febbraio, a nord di Svalbard si è formato un cuneo di acque aperte che si estendeva bene nell’ Oceano Artico”.

“La bassa pressione centrata a est della penisola di Kamchatka e l’ alta pressione centrata sull’ Alaska e sullo Yukon durante il mese di febbraio _ spiega l’NSIDC _ hanno creato venti meridionali che hanno portato aria calda e acque calde nel Pacifico dell’ Oceano Artico, impedendo la crescita dei ghiacci a sud. Questo aiuta a spiegare la rapida perdita di ghiaccio nel Mare di Bering e nelle regioni libere dal ghiaccio all’ interno del Mare di Chukchi durante il mese di febbraio”. ”

“Sul versante atlantico _ prosegue il National snow and ice data center _  la bassa pressione al largo della costa sudorientale della Groenlandia e l’ alta pressione sull’ Eurasia settentrionale hanno contribuito a convogliare i venti caldi nella regione e possono anche aver favorito il trasporto verso nord del calore oceanico. Alla fine del mese, questo modello di circolazione atmosferica era particolarmente forte, associato ad un notevole afflusso di aria calda da sud, che ha portato le temperature vicino al Polo Nord al di sopra del congelamento, intorno ai 20-30 gradi Celsius (36-54 gradi Fahrenheit) sopra la media. Le temperature dell’ aria a Cape Morris Jesup nella Groenlandia settentrionale (83°37′ N, 33°22′ O) hanno superato 0 gradi Celsius per diverse ore e alla fine del mese si sono formate acque aperte a nord della Groenlandia. Questo è il terzo inverno consecutivo in cui sono state registrate ondate di calore estreme sull’ Oceano Artico”.

Come ha mostrato uno studio di Robert Graham del Norwegian Polar Institute in uno studio pubblicato lo scorso anno su Geophysical research letters questo è parte di un trend di aumento della durata e dell’intesità degli eventi caldi. “Abbiamo già visto eventi di riscaldamento invernali, ma stanno diventando sempre più frequenti e intensi “, ha dichiarato Alek Petty, ricercatore di ghiaccio marino presso il Goddard Space Flight Center della NASA. I dati della Nasa confermano appieno le rilevazioni del NSIDIC.

E infatti, il tasso lineare di declino è di 47 mila chilometri quadrati all’anno pari al 3.1% per decade.

Da notare che anche in Antartide, osserva l’Nsidc, l’estensione dei ghiacci marini ha raggiunto questo inverno il suo minimo stagionale giornaliero, 2,18 milioni di chilometri quadrati (842.000 miglia quadrate), il 20 e 21 febbraio. Questo è il secondo livello minimo più basso nel record satellitare, 70.000 chilometri quadrati (27.000 miglia quadrate) al di sopra del minimo record, che è stato raggiunto il 3 marzo 2017. La media di febbraio era di 2,29 milioni di chilometri quadrati (884.000 miglia quadrate), secondo più basso nel record satellitare, e 20.000 chilometri quadrati (7.700 miglia quadrate) sopra il record di febbraio nel 2017.

Tutto rientra in quanto previsto dall’Ipcc (vedi pagina 42 dell’IPCC Synthesis report) e in quano registrato puntualmente in questi decenni. Le temperature medie globali si innalzano e si inalzano di più alle alte latitudini, con i rischio di iennescare feedback _ retroazioni _ come lo scioglimento del permafrost e conseguente rilascio di metano, un potente gas serra, o il cambio dell’albedo del nare artico, che aggraverebbero a loro volta il riscaldamento.   Ma il mondo non lo sa, o meglio, a parte le chiacchere e le promesse solenni non tradotte in impegni concreti ed adeguat di mitigazione, al mondo importa poco. Ergo, prepariamoci ad un mondo molto più caldo.