La legge contro lo stalking? Un boomerang. Se a dirlo è Alessandra Kustermann, una delle massime esperte italiane del fenomeno, certo viene da pensare. Eppure per la responsabile del  centro di Soccorso violenza sessuale e domestica dell’ospedale Sacco di Milano la situazione è proprio questa. Desolatamente questa.

“L’arresto in flagranza di reato – ha sillabato – per i reati di maltrattamenti e stalking si è rivelato un boomerang, perché non ci sono giudici per le indagini preliminari e pubblici ministeri specializzati in questi reati in tutti i tribunali di Italia per cui l’uomo arrestato viene liberato dopo l’arresto, quando sarebbe più efficace emettere una misura di allontanamento alla vittima”. Anche perché quel che manca è “una legge organica sulla violenza”. Soprattutto la legge sul femminicidio non è stata in grado, secondo l’esperta, di coordinare le denunce alle varie forze dell’ordine, con la conseguenza che chi maltratta poi ha la sensazione di poter fare tutto quello che gli pare, perché tanto nessuno lo punisce.
Un disastro, insomma.
Una posizione tanto netta non poteva che scatenare reazioni. I dati, del resto, sono quelli di una vera emergenza nazionale. Soltanto a Milano ci sono 12 pubblici ministeri incaricati di trattare ogni anno le circa 4.500 inchieste per stalking, maltrattamenti e violenza sessuale e reati simili. E a parere del procuratore aggiunto Piero Forno, a capo del dipartimento dei reati contro soggetti deboli, il problema non è solo nel numero dei pubblici ministeri o nelle procedure seguite. “Un eventuale arresto – ha spiegato – deve essere poi convalidato da un giudice”. E non è sempre facile.

Forse anche questo soltanto il 10% delle donne che subisce violenza presenta denuncia alle forze dell’ordine.

@pierofachin