Trovi francamente di che metterti le mani nei capelli quando leggi l’ordinanza di custodia cautelare in carcere con il quale il Gip di Milano fa proprie le considerazioni della Procura sulle infiltrazioni criminali, della ‘ndrangheta in particolare, nel Lecchese, tra il capolouogo e Valmadrera.

Vien da mettersi le mani nei capelli quando leggi che un consigliere comunale avrebbe messo a punto un vero e proprio tariffario del malaffare. C’è da cambiare la destinazione urbanistica di un terreno, così da renderlo edificabile? Ci vogliono sessantamila euro. C’è da cancellare dalle cartine e dai progetti una strada che penalizzerebbe il valore di un altro terreno? Forse si può fare, ma “se questa cosa va in porto si deve pagare”, e in questo caso ci vogliono quindicimila euro.

E non importa che alla fine gli affari non si siano conclusi. Qui, non è questo il punto. Solo a dirle al telefono, certe cose, ti fanno apparire piccolo piccolo, inconsistente.

Gira e rigira, è sempre lì che si arriva: ai soldi. Perché anche il potere, ormai, sembra una questione di soldi. E se è vero che tutti hanno un prezzo (ma è poi vero che tutti hanno un prezzo?), per alcuni questo prezzo è proprio bassino. Ormai ci si vende per quattro soldi, ci si vende (se ci si vende) anche per cinquemila euro.

Noto poi, leggendo qua e là, che ci si vende anche per molto meno. Le cronache mi vengono incontro: il vigile urbano che si tiene in tasca gli incassi delle multe. L’agente dell’annonaria che non esita a chiedere 50 (cinquanta!) euro. L’impiegata che timbra il cartellino e poi va a fare la spesa. E via così, in una carrellata infinita di porcherie che francamente non sopportiamo più.

@pierofachin