Definitemi un barbone, per cortesia. Che cosa è, chi è un clochard? Meglio: come faccio a riconoscerlo al di là di ogni ragionevole dubbio? Ce l’ha scritto in fronte o  devo sperare di trovare qualche indizio sulla carta di identità, alla voce “professione”? Questo mi sono chiesto quando ho letto della bizzarra idea di multare chi, a Verona, si azzardi a dare del cibo o altri generi di conforto a chi è senza casa e senza lavoro e magari se ne resta per ore in piazza, di giorno come di notte. Chiunque dovesse lasciare a disposizione una mezza borsa della spesa, un panino o (orrore) un piatto caldo, rischia l’ammenda fino a 500 euro.

Non male, diremo in molti, perché gli spettacoli ai quali siamo costretti ad assistere in ogni città d’Italia sono spesso dei pugni negli occhi. Come i piccioni, allo stesso modo i barboni dovrebbero più o meno ragionare così: qui non c’è cibo per me, quindi vado via, vado da un’altra parte. Peccato poi che non si capisca da quale o da che parte dovrebbero andare.

Ma il punto, oggi, è un altro. Perché non importa come la si pensi, mentre importa (e non poco) capire se l’ordinanza possa avere degli effetti concreti oppure no. E allora la domanda è sempre quella: chi è un barbone? In base a quali caratteristiche possiamo definirlo, dal punto di vista giuridico? Perché se mi vietano di dar da mangiare a un barbone, mi devono dire esattamente chi è quel barbone.

Esempio numero uno. Se passeggio in piazza con mio figlio, che qualche volta si veste come un barbone, sono autorizzato a passargli un panino, un sacchetto di patatine, un gelatino? Esempio numero due: se mia figlia e i suoi capelli da mezza rasta incrociano uno zio premuroso che decide di farle assaggiare una ghiottoneria, non è che alla fine lo zio rischi di pagare un conto salatissimo? Esempio numero tre: se un uomo senza casa, senza lavoro, con poche speranze ma non senza futuro, decidesse di vivere sotto un portico, ma di viverci portando addosso una giacca pulita, un paio di pantaloni con l’orlo e perfino un paio di scarpe, potrei io offrirgli il cappuccino preso al bar o rischierei di dover litigare coi vigili? Ovvero, un uomo ben vestito che dorma in piazza è un barbone o semplicemente uno che non vuole dormire in un altro posto?

Il signor sindaco, ovviamente, è libero di impostare le azioni che ritiene più opportune per assicurare il decoro alla sua città, sempre che le sue azioni rispettino la legge, e la Costituzione che assicura libertà assoluta di movimento all’interno del territorio della Repubblica. E a noi, se davvero in disaccordo con lui, non resterebbe che cercare di cambiare sindaco o, alla peggio, di cambiare residenza. Tuttavia quest’ultima sua mossa ha tutta l’aria di essere non un provvedimento amministrativo, ma la rappresentazione plastica, brutale e demagogica di una posizione politica.

@pierofachin