Gentile signor De Carlo,
le riporto alcune frasi di Alessandro Cremonesi,
presidente del Comitato che riunisce le industrie fotovoltaiche italiane, in una più lunga dichiarazione sul portale Adnkronos a proposito dei dazi “soft” introdotti dal 5/6 sulle importazioni in Europa dalla Cina di pannelli solari.

Come non essere solidali con l’esacerbato sfogo sull’intervento della Commissione Europea che introduce un dazio dell’11,8% per due mesi, del 47% fino a dicembre e del 67% successivamente, un provvedimento leggero se in Usa i dazi
sullo stesso articolo raggiungono anche il 250% .
Cremonesi dice: ” Qui da noi le fabbriche chiudono e la gente va a casa, qualcuno dovrebbe spiegarci quali siano i criteri che hanno guidato queste scelte politiche ” e ” Produrre
pannelli fotovoltaici in Europa costa meno che produrli in Cina ”

” Con i nostri soldi abbiamo sviluppato un’industria all’altro capo del mondo e abbiamo ucciso la nostra”.

E non solo il fotovoltaico, vorrei dire, ma molta, moltissima parte della nostra filiera produttiva.
Ci sentiamo presi in giro. L’Europa sta prendendo, per la nostra percezione di cittadini, i connotati di un vero e proprio avversario. Un nemico che ci sovrasta e ci impone scelte i cui criteri sono guidati da opportunità finanziarie, forse, ma che travolgono, come fa un mostro colossale nella sua
marcia quasi inconsapevole, un’intera costruzione sociale.

E poi manca di unità in ciò che comporta responsabilità come nella recente decisione di delegare a ciascun paese se, una volta che da agosto sia caduto l’embargo, vendere o no
armi ai ribelli siriani, scrivendo una pagina ” decisamente ingloriosa ” dell’Europa che si è dimostrata incapace di uscire dall’unico piano su cui agisce, poco, magari e debolmente, ma agisce, quello finanziario.

Hanno ragione a temere le elezioni europee del 2014 perché i partiti che si presenteranno con la prospettiva di distruggere questo Moloch senza cervello conquisteranno molti voti e potranno disgregarlo dall’interno.

In Italia, ad oggi, i costi per istallare il fotovoltaico, tralasciando gli incentivi fiscali che vengono spalmati su diversi anni, sono molto alti e la spesa di questi tempi scoraggia molti ad imbarcarsi nell’impresa, ma in Usa, dopo l’introduzione dei
dazi, sono spese più accessibili per una classe medio bassa ?

Cordiali saluti,
Luisella Rech

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No. Nemmeno in Usa il fotovoltaico ha avuto grande fortuna. Ma è un fatto incontrovertibile che la concorrenza sleale della Cina è la madre di tutti i problemi. Quel problema l’abbiamo creato noi, come forse ricorderà.

Siamo stati noi europei ad ammettere la Cina nella World Trade Organization. Accadde tredici anni fa, quando in Europa c’erano governi di sinistra, D’Alema in Italia, Schroeder in Germania, Jospin in Francia, Blair in Gran Bretagna. Negli Usa il presidente era Bill Clinton.

Fu un suicidio. Un suicidio dalle conseguenze prevedibili. E se lei mi legge, come suppongo, saprà che da anni auspico senza fortuna l’introduzione di pesanti dazi doganali su tutto quanto proviene dalla Cina, non importa se prodotto su licenza europea. Dazi hard e non dazi soft.
Sarebbe l’ultimo tentativo di opporsi allo strangolamento praticato sulle piccole e medie imprese di casa nostra.
Ma i nostri governanti sembrano sordi e ciechi. E così non resta che scavarci la fossa.