Un altro calcio è possibile. Ne sono convinto. Meno schizofrenico. Meno violento. Meno nevrastenico. Meno ottuso.
Un altro calcio è possibile. Solo partendo dai bambini. Da un nuovo modo di insegnare loro questo gioco (a proposito, ci ricordiamo che è un gioco?). Un modo che preveda anzitutto un’educazione civica e sportiva di base.

Se insegniamo ai bambini in primis i valori della vita e dello sport – che in gran parte coincidono – ci saremo già portati molto avanti, per avere un calcio migliore in futuro. Perchè questi bambini magari diventeranno poi – difficile – giocatori veri, magari solo genitori di altri bambini che giocheranno a calcio, quasi sicuramente tifosi. Saranno, insomma, parte essenziale di questo mondo. Sana, se così avremo insegnato loro. Malata, se non avranno avuto le basi etiche ed educative per un approccio corretto al gioco, al tifo.

Quindi, vi prego, prima di dribbling e stop a seguire, di diagonali e raddoppi, insegniamo ai bambini il rispetto delle regole e di chi le fa rispettare, degli avversari e del pubblico, di se stessi e dell’allenatore. Parliamo loro dei concetti di amicizia, di lealtà, di impegno, di responsabilità, di integrazione. Spieghiamogli che non ci sono nemici ma solo avversari, da applaudire se vincono e rincuorare se perdono. Spieghiamogli che l’arbitro è un amico, senza il quale poi diventerebbe difficile giocare. Facciamolo per davvero, con costanza, senza mai abbassare la guardia. Rendendoli parte attiva, propositiva del loro processo di maturazione.

Sono sicuro che i bambini sono capaci di apprendere queste nozioni e le sanno accogliere come “doni” per rendere ancora più bello il loro gioco. E sono altrettanto convinto che questi doni saprebbero inoltrarli anche ai loro genitori, quelli che magari sbraitano, insultano, si scannano per un gol di un bambino dopo un “presunto fallo”. Proprio dai piccoli potrebbe partire l’esempio. Loro, i bambini, che educano i grandi. Non sarebbe fantastico?

Queste sono parole, belle secondo me. Ma si possono rendere vive, concretizzarle. Ci sono tanti esempi, anche nel nostro calcio di periferia. Il ruolo degli allenatori (formatori), dei dirigenti, è fondamentale: il calcio è uno straordinario, impareggiabile, strumento educativo. Non dimentichiamolo, non trascuriamolo, non gettiamo al vento questa strepitosa occasione.

Qualche idea concreta?

– Iniziamo ogni allenamento dei bambini in un’aula o nello spogliatoio con una piccola, breve, coinvolgente e anche divertente “lezione” interattiva sui valori dello sport e della vita. Preparatevi, formatori. Oppure fatevi aiutare da un giovane educatore o educatrice. Siano lezioni con parole chiare, con esempi concreti. Sarà un inizio di allenamento arricchente.

– Creiamo un piccolo “Codice Etico” per i bambini della nostra scuola calcio. Semplice, con regole da rispettare dentro e fuori dal campo. Lo fanno in tanti, ma troppi lasciano che rimanga carta straccia. Rendiamolo sempre vivo, discutiamolo e condividiamolo con i bambini, spieghiamolo ai genitori.

– Ogni settimana o ogni mese, alla fine dell’ultimo allenamento, diamo un impegno ai bambini da svolgere a casa. Non deve essere un “compito” che si aggiunge ai compiti scolastici, creando ulteriore stress. No, deve essere un impegno facoltativo, che i bambini devono vivere con gioia, all’insegna della creatività: realizzare un disegno sui valori del calcio, scrivere una filastrocca, creare un lavoretto da regalare alle squadre avversarie, scrivere delle frasi per “educare” i propri genitori, realizzare insieme uno striscione che faccia il tifo “per lo sport” o per chi è più debole.

– Facciamo girare ogni settimana la fascia di capitano, assegnandola magari a chi più si è impegnato in allenamento. Ma la fascia non deve essere intesa come vanto da appendere al braccio, come segno di comando o superiorità. Anzi, il capitano deve mettersi al servizio dei compagni e lo può fare pensando, al suo turno, a un semplice “discorso” da fare ai compagni o a un dono da fargli per creare spirito di squadra. Può, ad esempio, decidere lo slogan per la partita e gli allenamenti della settimana, a cui tutta la squadra dovrà attenersi.

Sono piccoli esempi, magari banali. E mille altri potrei elencarli.

Non trascuriamo il valore di questi gesti, di questi momenti. Possono davvero trasformare il calcio e permettere ai bambini di viverlo come una esperienza entusiasmante e di vera crescita fisica, educativa, morale.

A partire da qui…un altro calcio è possibile. Non credi?

Aspetto tuoi commenti ed eventuali spunti ed idee concrete.