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Succede, ma non dovrebbe succedere. Succede che un papà prenda “per il bavero” e attacchi al muro – in preda a un incomprensibile raptus di follia – l’allenatore del suo bambino. Bambino che ha 11 anni. Il motivo? La panchina e poi l’esclusione del piccolo.

Ma cominciamo dall’inizio. Partita di Esordienti. Dilettanti. Un campetto – bello – in Lombardia. Si gioca. A un certo punto il bambino, lo chiamiamo Mirko (nome di fantasia), non rispetta qualche consegna dell’allenatore. Risultato? Il cambio. Fuori il giocatore “disubbidiente”. “Dopo ti spiego per bene perchè ti ho tolto – gli dice il mister, mentre il ragazzino sta uscendo – adesso siediti qui“.

La risposta? Un sonoro “Ma VAFF….!”, diretto al suo educatore.

La punizione, quindi, scatta immediata: “Vai a fare la doccia, sei fuori rosa!”.

Il bambino se ne va, bofonchiando. Dalla tribunetta il papà, ovviamente concentrato solo ed esclusivamente, tutto occhi, verso il proprio pargolo, guarda, s’acciglia, s’incazza. A fine partita, anzichè chiedere spiegazioni al bambino, poi chiedere di poter parlare con l’allenatore, per capire, confrontarsi, magari risolvere il problema, agisce di petto: con isteria e violenza. Alzando pesantemente le mani verso colui che dovrebbe essere un punto di riferimento, per il proprio figlio, e una persona di fiducia. Quindi… il caos, le urla, il “cinema”. Senza che nessuno paghi il biglietto di quel film così assurdo, infantile, insensato.

Tu, fossi nella società, e fossi nel mister…come avresti concluso questa storia?
Quali provvedimenti prenderesti verso il bambino e verso il padre?

E ancora, cosa avranno capito i compagni di Mirko? E quale “insegnamento” avranno potuto trarre?

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