Ricevo questa gradita email.

Ciao Alessandro ,
Sono Benedetto papà di un bimbo di 6 anni.
Lui vorrebbe tanto allenarsi e giocare a calcio per divertirsi.
Io e Claudia stiamo cercando di evitare perchè non ci piace tutto ciò che sta intorno al calcio.
Il Calcio come sport di squadra a me piace molto ma come sport.
Ti invio quest’email per chiederti se conosci una suqadra a Bologna con la filosofia del “calcio senza barriere” che ho letto nel tuo blog.

Sicuro di una tua risposta ti saluto buona serata
Papà Benny

Mi metto nei panni di “papà Benny” (che ringrazio per lo stimolo) e, sulla base della mia esperienza, della mia formazione, rispondo a lui e a tutti coloro che hanno lo stesso, chiamiamolo, problema. O dilemma.

Dove far iniziare a dare i primi calci al pallone al mio bambino?

Quanti di voi si sono trovati in questa situazione o magari si ritrovano adesso…

Quante scelte avventate, quanti errori, quante leggerezze….che poi ricadono sulla pelle dei bambini.

E allora, ecco qui DIECI REGOLE D’ORO per scegliere la SQUADRA a MISURA di TUO FIGLIO.

  1. Vai a conoscere la società e la sua dirigenza. Chiedi di parlare con un responsabile. Interrogalo senza remore. Accertati che la società non abbia un eccesso di squadre (magari 4-5-6 per ogni annata….) e costi superiori ai 350-400 euro all’anno: in quel caso è molto probabile che sia una società SOLO BUSINESS = I BAMBINI TRATTATI COME NUMERI.
  2. Chiedi di fare una visita guidata delle strutture e degli impianti: chiedi e osserva il loro grado di sicurezza, se sono a norma di legge. Chiedi se c’è un defibrillatore, personale che lo sappia usare, e un supporto medico. Troppo spesso la sicurezza è messa in secondo, terzo, piano. In quel caso si tratta di società POCO SERIE = CHI SE NE INFISCHIA DELLA SALUTE DEI BAMBINI.
  3. Chiedi qual è la filosofia di fondo della società. Se vincere o far crescere i ragazzi. Probabilmente tutti ti risponderanno “far crescere i ragazzi, ovvio!”. Ma chiedi di darti le prove concrete: non scegliere squadre dove fanno provini e selezioni già da bambini, creano solo stress ed eccessiva competitività che non interessa e anzi nuoce ai bambini. In quel caso si tratta di società TRAMPOLINO = I BAMBINI TRATTATI COME MERCE da rivendere al miglior offerente (spesso alla società professionsitica a cui si sono legate ad hoc)
  4. Chiedi di conoscere l’allenatore. Dì subito che per te deve essere un formatore, non un allenatore: è importante, perchè lo responsabilizzi a priori al suo vero ruolo, che deve essere essenzialmente educativo. Parlaci, confrontati, chiedi obiettivi, metodi e filosofia. Cerca di fargli capire che per te “Un allenatore che vince tutto con i ragazzi non ha lavorato per il loro bene ma per il proprio”. Perchè bisogna sapere lavorare anzitutto sui valori dello sport, sul concetto magnifico di squadra, di crescita.
  5. Non portare mai il tuo bambino – che vuole solo giocare e divertirsi in compagnia di qualche amico vecchio o nuovo, spensierato – in squadre dove ci sono, già da piccoli, titolari e panchinari. Bimbi che giocano di più e altri di meno. Alcuni osannati e altri messi in un angolo a guardare, magari per vincere un torneo in più. Anche se tuo figlio fosse dotato di talento, capace di scartare tutti, evita queste squadre: l’allenatore non ha capito nulla e la società è complice di questa forma di violenza psicologica. Queste società trattano e suddividono i bambini per categorie come CAMPIONI O BIDONI e non come semplici BAMBINI.
  6. Non portare il tuo bambino in una società che non ha allenatori preparati (bisogna essere portati per questo mestiere, avendo grande umiltà e voglia di imparare e mettersi in gioco), un piano di formazione obbligatorio per gli stessi e dove gli stessi non vengono rimborsati: è un impegno che prendono, importante, ed è giusto che siano retribuiti, perchè li responsabilizza e stimola ulteriormente a migliorare.
  7. Non portare il tuo bambino in una società dove ti dicono “Le squadre migliori sono quelle di orfani”, perchè i genitori sono solo delle scocciature, dei rompiscatole, degli aspiranti procuratori dei figli ecc… E’ vero, è così in tanti casi. Ma è altrettanto vero che, come per gli allenatori e i bambini, anche i genitori, in questo senso, vanno educati, informati, responsabillizzati: coinvolgerli in maniera attiva e propositiva, spiegando loro che sono risorse e devono essere compartecipi del piano educativo della società. No alle barriere, mai.
  8. Chiedi alla società se nel progetto educativo-sportivo fa parte anche almeno una azione, un evento, legato alla solidarietà. Un torneo. Un impegno annuale. Qualcosa in cui coinvolgere i bambini e le famiglie, per “fare squadra” in aiuto di chi ha bisogno. Non è una cosa superflua,non è uno spot pubblicitario, è un punto chiave per dare una impronta etica ai propri colori.
  9. Non portare il tuo bambino in una società dove manca un supporto psicologico: con uno specialista fisso o una serie di incontri con degli esperti per le famiglie. L’aspetto psicologico e l’impatto che può avere lo sport sui bambini, in positivo o in negativo se non ben gestito, è troppo spesso trascurato.
  10. Infine, l’ultima regola d’oro è quella che si sposa con le tue esigenze, le vostre esigenze famigliari (non andare a cercare squadre troppo lontane, comporta stress e disagi negli spostamenti) e con quelle, soprattutto, di tuo figlio: scegli la squadra che sia davvero a misura sua, delle sue esigenze, del suo essere, semplicemente, un BAMBINO.

Buon calcio a tutti (finchè dura)!
Alessandro Crisafulli @pedateepalloni
[email protected]

PS Purtroppo, ti avviso papà Benny, farai molta, molta, molta fatica a trovare una società che rispetta tutte e 10 queste regole.

Ma prova a puntare più in alto possibile…ne vale la pena.