Renzi altrimenti detto Tina, ovvero There Is No Alternative. L’ultima freccia avvelenata l’ha scoccata Massimo Cacciari che in un’intervista gli ha affibbiato il nomigliolo con il quale era stata ribattezzata Margaret Thatcher. Pochi giorni prima dalla Festa de L’Unità di Bologna si era fatto sentire Massimo D’Alema, poi è venuto il turno di Michele Serra che dalla sua amaca lo ha invitato a non comportarsi come un bambino, ma almeno come un buon boyscout, possibilmente di sinistra. Incurante dei siluri provenienti da casa propria, l’ex sindaco dal tweet più veloce del pensiero si è scagliato contro quelli di Cernobbio, disertando il forum per schierarsi al fianco di chi si spezza la schiena nel Bresciano. Dal lago di Como un assordante silenzio, ma si può star certi che prima o poi gliela faranno pagare. In Italia i salotti buoni contano eccome e chi ne ha accesso le proprie vendette sa come servirle, senza clamore ed evitando di lasciare tracce.
In definitiva tutto sta andando come previsto: per sedare l’effetto Renzi che aveva infuocato l’elettorato deluso e fiducioso nel nuovo che avanza/va, nulla di meglio che farlo governare. Oramai il giovane rampante leader non sa più dove voltarsi. Più si agita, più la tela del ragno lo costringe. Aldilà di qualsiasi valutazione nel merito delle ricette adottate per risollevare le sorti del Paese, non resta che prendere atto dell’impossibilità di cambiare rotta. L’Italia resta quella di sempre, oggi più che mai in balia delle correnti non certo romane, ma che arrivano da lontano. E in queste acque si può solo sopravvivere, per cento o per mille giorni, fino a quando gli squali lo consentono.