Piangere per l’orsa Daniza è come spendere lacrime per la morte della madre di Bambi, uccisa da un colpo di fucile sparato da un cacciatore nel film di Disney. Certo, meglio essere sensibili piuttosto che cinici o indifferenti, anche se i mass media raccontano storie a immagine e somiglianza di quelle confezionate a Hollywood. Ciò che conta è conquistare pubblico. Nel grande circo informativo la fine di mamma orsa risulta indispensabile per continuare ad alternare notizie drammatiche ad altre rassicuranti, quel sapiente mix che ha quale unico scopo quello di tenere alta l’attenzione dividendo, ovvero di generare opposti schieramenti, colpevolisti o innocentisti, favorevoli o contrari. Fra qualche tempo la morte dell’orsa, come una sentenza di condanna o di assoluzione, l’elezione di un candidato, la nomina o il licenziamento di un manager, finirà nell’immenso archivio che conserviamo solo per sterili statistiche, equiparando immani tragedie a divertenti passatempi (quanti immigrati sono annegati nel canale di Otranto? Quante donne sono state violentate nel 2012? Quante volte l’Inter ha battuto il Milan? Quante finali di un grande slam ha vinto Federer?).

Così va il mondo e va molto male. Perché anche in questa storia dell’orsa si può star certi che faremo passare in secondo piano un aspetto determinante della vicenda, ovvero che stiamo trattando il pianeta come se fosse una scenografia per un kolossal e non il mondo in cui davvero viviamo. Invadiamo spazi che dovrebbero essere riservati al mondo animale, strappiamo ricchezze dal suolo e dal sottosuolo, riduciamo le nostre città a sterili contenitori di esistenze inconsapevoli. Straziante sapere che quei due poveri cuccioli non avranno più la loro madre ad accompagnarli nel bosco, noiosa e inutile la gara di solidarietà cui assisteremo nei prossimi giorni per trovar loro una sistemazione e rimediare al danno. Tutto si ridurrà a questo, un’insopportabile telenovela che servirà a dar la parola all’animalista di turno e al convinto sostenitore del contrario. Nel frattempo continuiamo a macellare milioni di animali per soddisfare la domanda di hamburger nelle zone ricche del pianeta mentre milioni di bambini non hanno nemmeno un bicchiere d’acqua potabile al giorno, sbricioliamo le rocce per estrarre petrolio provocando danni incalcolabili all’ambiente e pensiamo che non sia un problema nostro la calotta polare che si sta sciogliendo. Ma tutto questo annoia e infastidisce, non interessa perché è la solita storia, sentita e risentita. Insomma, non fa notizia ed è molto meglio pulirsi la coscienza con qualche lacrima davanti al piccolo/grande schermo della vita. Così ci sentiamo più buoni e possiamo continuare serenamente a fare danni accontentandoci di sapere che possiamo litigare con chi non la pensa come noi.