L’AUTOSTRADA sotterranea da trecento chilometri che corre ai nostri piedi è un campo «minato». Sì proprio così. La rete di tubature  gestita da Publiacqua risale per la maggior parte delle condutture all’epoca di Firenze capitale. Roba di storia e di anniversari. E’ un campo «minato», un pericolo costante che può manifestarsi specialmente nelle aree storiche della nostra città.
Non meglio vanno gli altri rioni se si ricorda che una maxi tubatura andò ko alcuni anni fa a Porta al Prato mentre viale Guidoni è stato scenario più volte recentemente di buche causate da copiose perdite d’acqua. In più, come se non bastasse, bisogna aggiungere che molte tubature sono di ghisa, materiale moderno nell’Ottocento non certo ora, fragile per gli sbalzi di caldo-freddo e sottoposto al peso massiccio e continuo del traffico quotidiano.
Cosa poter fare di fronte a vere e proprio bombe, come quella di lungarno Torrigiani, che rischiano di esplodere ora qui, ora là, un giorno o un altro?
Lo spiega bene l’ex presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis: «Tenere sotto costante monitoraggio le parti a rischio. Un millimetro di lesione in un tubo d’acqua provoca una perdita di 2mila litri d’acqua al giorno che scavano sotto la strada e fanno il vuoto intorno al tubo, il giorno successivo allargano la lesione e il terzo giorno sprofonda la strada».
Già i controlli. E qui si arriva ai tanti dubbi che lo scenario di emergenza già da martedì notte pone. L’allarme dei cittadini è stato adeguatamente ascoltato? L’intervento fino alle tre di notte perché non è stato sufficientemente approfondito per capire che nell’arco di pochi metri un’altra tubatura era tanto precaria da diventare un ordigno ad altissimo potenziale d’acqua tanto da squassare metri di asfalto e di terreno e spostare la spalletta dell’Arno?
E quante volte le segnalazioni di perdite da una tubatura, fatte dai cittadini vengono messe in un elenco di interventi «con comodo»? La catastrofe del lungarno Torrigiani, gravissima di per sè ed esempio di quanto può accadere di nuovo e altrove, deve avere nome e cognome.
Qualcuno nella catena di monitoraggio e intervento non ha fatto quanto doveva. E più in generale la gestione del campo «minato» non va. Non è stata una fatalità. La Procura indaga. Il sindaco Nardella ha detto che chi ha sbagliato pagherà, il presidente di Publiacqua Vannoni ha assicurato che non farà sconti a nessuno. Urge una svolta. Per rispetto dei cittadini-utenti che amano la città e pagano la bolletta.