Prendiamo Bologna, ad esempio. Prendiamo Bologna perché è una città ricca, di medie dimensioni, abitata da gente dal senso civico proverbiale e col cuore tradizionalmente a sinistra. Ebbene, dopo Milano Bologna è la città d’Italia col picco più alto di reati denunciati per numero di abitanti e nei sondaggi i bolognesi mettono la sicurezza al primo posto tra le priorità cittadine. C’è un sindaco del Pd sostenuto da una maggioranza molto spostata a sinistra. La microcriminalità appare fuori controllo, nella zona universitaria hanno campo libero centri sociali e spacciatori nordafricani, mendicanti ovunque e occupazioni di case all’ordine del giorno. Ne consegue una progressiva privatizzazione della sicurezza: sono vertiginosamente aumentate le richieste di porto d’armi e le spese per inferiate, allarmi, telecamere; l’associazione dei commercianti paga dei vigilantes che di giorno pattugliano le vie del centro con la pistola alla cintola; la Bolognina è percorsa nottetempo da ronde di residenti; l’Università ha assoldato delle guardie giurate. Gli stati moderni nascono sulla base di un patto sociale: io cittadino rinuncio a parte della mia libertà per sottomettermi alla legge, tu Stato ti fai carico della mia sicurezza. A causa, anche, dell’immigrazione extracomunitaria (gli “stranieri” rappresentano il 9% dei residenti in Italia ma il 31% dei carcerati) quel patto non regge più. La gente non si sente più sicura perché non si sente più protetta dalle istituzioni. E’ questo il contesto nel quale ieri è andata in scena la querelle politica sulla legittima difesa. La Lega vuole una norma che assolva chiunque uccida un malintenzionato che gli è entrato in casa. Armato o meno che sia. Minaccioso o meno che si sia dimostrato. Il Pd propone una norma meno netta, volta a giustificare una percezione anche esorbitante del rischio effettivamente corso dal cittadino. Il Nuovo centrodestra si colloca a cavallo tra la posizione del Pd e quella della Lega. Significativo è il fatto che tutti, anche il Pd, siano orientati ad allargare le maglie della legittima difesa. E’ un segno dei tempi. E’ il segno, uno tra i tanti, della sconfitta dello Stato. Per la sinistra è un passo ulteriore di un percorso ultraventennale. Tutto cominciò nei primi anni Novanta con l’elezione diretta dei sindaci. Fu allora che il buonismo e i sociologismi dei post comunisti si confrontarono con le paure della gente. E un po’ alla volta anche i candidati della sinistra presero a fare discorsi “di destra”. L’ultima frontiera l’ha varcata Matteo Renzi nell’intervista concessa venerdì scorso al nostro giornale, quando ha detto che se i cittadini si “percepiscono” insicuri è come se lo fossero realmente. E di quell’insicurezza occorre farsi carico. Ma non è facile. Non è facile perché lo spirito renziano è ancora minoritario nello stesso Pd. Non è facile perché nelle città il Pd è alleato con forze di sinistra ancora legate a vecchie utopie. Perciò molti balbettano, e tutti chiudono un occhio di fonte all’emblematico fenomeno di una sicurezza in via di privatizzazione.

P.S.

Personalmente, sono contrario alla libera circolazione delle armi come avviene negli Stati Uniti, ma ritengo vada tollerata qualsiasi reazione da parte di chi in casa propria si trovi alle prese con un malintenzionato.