PER FORTUNA che a tirarci su di morale ci pensa il professor Monti. Il suo sorriso accattivante. La consueta parola di ottimismo. «Se questo governo dovesse cadere e si andasse a elezioni anticipate, saremmo tutti sepolti dalle macerie». Grazie professore, e buon ferragosto. Stabilità, dunque. L’ha invocata anche il vice presidente della commissione europea Antonio Tajani, il cuore ad Arcore, il cervello a Bruxelles. Stabilità. Tutti la vogliono. Ma Emma Bonino, saggezza femminile e sincerità radicale, due giorni fa è sbottata: «E’ impossibile governare così». Allora, guardiamoci negli occhi, anche con gli occhiali da sole e sotto lo splendente cielo di agosto. E’ questa la stabilità che serve al Paese, che garantisce lo spread, che rassicura i mercati e i partners europei? E’ questa la via per creare lavoro, fiducia, ripresa? Onestamente no.

INSOMMA, con le elezioni anticipate finiremmo pure sotto le macerie, comprese quelle lasciate da Monti. Ma con questa «stabilità» , stiamo incenerendo sotto una pioggia di lapilli come a Pompei. Del resto, è vero che la politica è l’arte del possibile. Ma qui siamo di fronte, come dice Bonino, a una missione impossibile. Lo era già al momento della formazione di un governo fatto da forze contrarie. E una più contraria dell’altra. Un crinale sottile su cui camminare con le scarpette da ballo. Il calcione a piedi uniti della Cassazione, con coda di esternazione del giudice Esposito, quello che non poteva non chiacchierare, ha mandato tutto a gambe all’aria. Insomma, dal punto di vista della stabilità, e delle possibili macerie, questa sentenza proprio non ci voleva. Berlusconi è una belva ferita rintanata nella sua villa di Arcore. Attacca, minaccia, aspetta un segnale. Comprensibile. E pensa al dopo. Pare che Marina non ci stia a raccogliere il testimone. Anche il babbo, a quanto pare, non vuole. Peccato. In una monarchia incostituzionale, se cade il re deve salire al trono l’erede; diversamente il regno si sfalda.

IL PDL, che non è e non sarà mai un partito, ma è appunto una monarchia incostituzionale, ha bisogno di una mossa inconcepibile per un partito vero: la successione. In attesa che maturi una soluzione dinastica, e appurato che ben difficilmente al condannato potrà essere garantita «l’agibilità politica», cioè la grazia di Napolitano, a Berlusconi non resta che la spallata. Anche con il rischio Porcellum. Il Pd, povera stella, non sa che pesci pigliare. La variabile Cassazione è venuta a scombussolare una tranquilla estate di guerriglia, dedicata, come già quella passata, alla vera mission del partito: scannarsi sulle primarie e studiare il modo per non far vincere Renzi. Ora gli tocca pure di occuparsi del governo. Una variabile in più sul campo di battaglia: congresso, primarie del segretario, primarie del premier, e per quel che riguarda Renzi, in primavera primarie per il sindaco di Firenze. Un dettaglio, certo. Ma se è questa la stabilità…

 [email protected]