Firenze, 16 marzo 2014 – A Hollande è piaciuta la cravatta di Renzi. «C’est di Gucci», ha spiegato il premier. Ovvio. Capitale francese, creatività italiana. Non sbaglia un colpo mediatico il nostro neo presidente del Consiglio. Dopo il mercoledì delle riforme, il sabato della diplomazia. Parigi, persino sotto la guida di Hollande, val bene un’intesa in vista del semestre europeo e di queste elezioni per rinnovare il parlamento di Bruxelles che tanto appassionano i Palazzi della politica, e tanto poco le opinioni pubbliche. Quella italiana compresa, ovviamente. A cui i partiti stanno già sottoponendo il consueto balletto su quale sia il voto più utile (?); con la Lega che dice che sono tutti uguali, e loro si sono rotti le…; con Berlusconi che si ricandida; con Alfano che teorizza come piccolo sia bello, talmente bello da fare forse molta fatica a eleggere qualche eurodeputato. Insomma, aria fresca. La polpa, la sostanza stanno altrove. Nei 1000 euro all’anno che tante famiglie dovrebbero trovarsi in tasca, in un piano per rilanciare l’occupazione, quella giovanile in particolare. Tema messo in primo piano anche nel vertice italo-francese. Argomento delicato, sensibile, su cui si sono già accesi i primi scontri con l’inevitabile Cgil. Materia su cui il governo pare aver preso una strada completamente diversa, diciamo più elastica, rispetto a quella restrittiva della Fornero, che a sua volta aveva cucito le maglie aperte da Sacconi.
 

Il che ci consente, senza entrare nel merito della riforma, di ragionare sul metodo. Per esprimere un concetto che probabilmente sgorga dal cuore, e dai cervelli di tutti gli italiani: cambiate, cambiate pure; innovate, ma poi, per piacere, tenete le bocce ferme per una lasso ragionevole di tempo. Cosa significa? Che rigido o elastico che sia, gli imprenditori devono avere una certezza quantomeno a medio termine sulle regole del mercato del lavoro. Se no, nel dubbio, fanno con quello che hanno, e addio occupazione. Lo stesso ragionamento vale per la fiscalità. Bene i 1000 euro, ma se poi crescono le addizionali, le tariffe, le accise, una famiglia prima di spendere e di incrementare i consumi ci pensa mille volte. E la previdenza? Quante volte in pochi anni sono cambiate le regole per l’accesso alla pensione? E i tetti? In quanti modi è stato rimodulato il concetto di «pensione d’oro» per ipotizzare prelievi aggiuntivi? Tremila, duemila, centomila? Chissà? Insomma. Le riforme vanno bene. Anzi, sono vitali. Ma nei Paesi seri, le riforme serie sopravvivono anche ai governi che le hanno varate. Questione di certezze. Come la cravatta di Renzi. «Gucci? Mais oui!»