HA RAGIONE il Papa: è stata la strage della vergogna. Ma dopo il dolore, la rabbia, il senso di impotenza che ha attanagliato ognuno di noi per non aver potuto fare di più, per non aver salvato tutti quei ragazzi, quelle donne, uomini, bambini in cerca di una vita migliore, di una speranza. Dopo tutto ciò, e ammesso che quel groppo in gola stia già passando, o possa mai passare, dobbiamo anche dire che a vergognarci non dobbiamo essere noi. O almeno non solo noi. Perché l’Italia e gli italiani avranno tanti difetti: ma non hanno mai respinto nessuno. Lo fa Malta, lo fanno altri Paesi del Mediterraneo. Noi dal mare salviamo la gente, quando riusciamo. Noi la gente salvata la assistiamo. Male, magari come nel Cie di Lampedusa. Dove le condizioni sono precarie non perché ci piace far star male gli ospiti, ma perché oggi ci sono 1250 rifugiati per 250 posti in un’isola di 6000 abitanti, pontile su cui sbarca la disperazione di un intero continente povero e disgraziato.
QUALCHE sbavatura, ovviamente c’è, nelle norme, nelle strutture e nei comportamenti. Ma è di sicuro l’eccezione che conferma la regola. Di un Paese che tende le mani e non le ritrae. Che si tuffa per salvare, e non volta le spalle per abbandonare. Questo bisogna dirlo con forza perché di fronte a tanta morte, a tanto dolore, il tarlo della polemica e il vizio dell’autoflagellazione rischiano di farsi strada per diventare a loro volta protagonisti, mentre l’unico impegno, il solo obiettivo, deve essere quello di curare i vivi e di recuperare i morti. L’Italia, terra di accoglienza, può migliorare, ovvio, ma non ha nulla di cui vergognarsi. Semmai un po’ di rossore può suscitarla la tempestività con cui vengono imputati i sopravvissuti da una magistratura che dove si accendono i riflettori della tv vuole sempre e comunque esserci. Spesso a sproposito. Semmai a vergognarsi dev’essere l’inutile e inetta Europa dei burocrati e degli sprechi, che guarda questa invasione e alza le spalle. Ed è pure capace di criticarci, come ha fatto qualche mangiaeuro a ufo di commissario Ue. Ora la Francia chiede un vertice continentale. Bene, se non saranno solo chiacchiere. Bene, se arriveranno aiuti, sostegni. Bene, se si tornerà a cucire la tela dei trattati con i Paesi del nord Africa, strappata per far uscire il profumo della primavera araba, che ha subito dimostrato il suo tanfo integralista, rispalancando le porte ai mercanti di morte e alle loro carrette del mare. Poi, anche l’Italia dovrà fare la sua parte. La legge Bossi-Fini è oramai superata? Rivediamola. Sapendo che ovunque, ad ogni epoca e latitudine, per entrare in un Paese servono documenti in ordine. E che chiunque contravviene a questa regola compie una violazione, penale o amministrativa. E soprattutto che non è questo in ogni caso il motivo per cui questa tragedia è accaduta, e altre possono accadere. Una strage che abbiamo dentro. Che sanguina. E di cui solo chi non prova dolore deve vergogna.

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Gabriele Canè