Per giorni e giorni la politica, fuori e dentro quel che resta del Pd, si è scontrata, divisa, riappacificata sui partigiani e il referendum costituzionale. Botte da orbi con il ministro Boschi che invoca il sì dei partigiani veri (e quelli falsi quali sono?) mentre irrompono sulla scena del dibattito i partigiani  che hanno combattuto davvero come il comandante Diavolo, alias Germano Nicolini e Otello Montanari (<chi sa parli>) da Reggio Emilia.

Domanda: ma che c’entra l’Anpi, Associazione partigiani, con il referendum? Mica per dire che non esiste libertà di parola, ma che nell’intero dibattito l’Anpi diventi un soggetto politico su cui imbastire la discussione è paradossale. Beh allora sentiamo cosa ne pensano anche la Protezione civile, la Croce blu e la Croce rossa e perchè no le Acli e l’Arci. A volte l’Italia è un Paese dove ognuno fa il mestiere che non gli compete nella confusione dei ruoli. I partigiani hanno fatto la Resistenza e di questo dovrebbe occuparsi la loro associazione declinando quel periodo in tutti gli aspetti possibili sul piano storico e culturale. Ma non ci sta che i partiti per una settimana intera facciano a cazzotti in base a ciò che pensa l’Anpi. Meglio utilizzare questo tempo per occuparsi della ripresa economica che è debole e dell’occupazione giovanile che boccheggia. Temi seri, ci rendiamo conto. Ma su cui i cittadini attendono una risposta. Anche senza il parere dell’Anpi a cui va tutto il rispetto per la storia che si porta dietro.

Beppe Boni