ALBERTO Vacchi, uomo concreto e riservato che guida l’impero Ima, scende in campo nella corsa al vertice di Confindustria. Non è solo il passo autonomo di un imprenditore abituato alle sfide lanciate con pacatezza più che con colpi di teatro. Significa che una parte degli imprenditori di Casa Italia glielo ha chiesto riconoscendo la validità di un modello che funziona. Bologna laboratorio di imprese moderne riafferma così la sua centralità nella galassia confindustriale. Fu presidente Luca di Montezemolo, ora c’è Giorgio Squinzi (vanta un Dna emiliano: ha industrie nella ceramica valley e possiede il Sassuolo calcio) mentre si candida Alberto Vacchi. In caso di elezione esporterà la capacità di dialogo (per alcuni eccessiva) con i sindacati? Di certo nella sua dote di leader di Unindustria Bologna ci sono scelte di strategia come la fusione sull’asse della via Emilia con Modena e Ferrara. Nel pensare positivo del modello Bologna va iscritto anche il ricreato legame fra le imprese e gli istituti tecnici, un valore che si era perso e ora è un fiore all’occhiello. La città delle Due torri intanto è rinata, pur in questi anni difficili. La Ducati, tempio delle moto, vola con produzioni record, Philip Morris e Audi-Lamborghini assumono centinaia di dipendenti. Alberto Vacchi se la giocherà con competitor di alto profilo. Dietro di lui vive uno scenario dinamico che qualcosa può insegnare.

Beppe Boni