Di Lorenzo Bianchi

Il presidente del Kosovo Hashim Thaci, nome di battaglia “serpente” quando guidava l’Esercito di liberazione del Kosovo, è arrivato nell’aula del Tribunale speciale dell’Aja in manette. Il 5 novembre si era dimesso e gli era subentrata la presidente del Parlamento Vjosa Osmani, 38 anni, docente di diritto internazionale all’Università di Pristina. Thaci era in carica dal 2016 dopo essere stato per tre volte primo ministro. “Non volevo infangare l’istituzione”. Così ha motivato la rinuncia. Il suo mandato sarebbe scaduto in febbraio. Le accuse del tribunale speciale dell’Aja sono state rese di pubblico dominio il 24 giugno. Subito dopo il padre della patria kosovara è stato interrogato dai giudici olandesi per quattro giorni. Dovrà rispondere di crimini di guerra e contro l’umanità, di uccisioni, di torture e di rapimenti dei quali furono vittime serbi, rom e altri albanesi che non condividevano i suoi metodi di lotta politica.

L’Esercito di liberazione del Kosovo, in sigla Uck, ha combattuto contro il presidente serbo Slobodan Milosevic nel 1998 e nel 1999. Thaci (nella foto) ha le chiavi di interpretazione di molti misteri. Per la guerriglia kosovara droga e armi erano fonti di finanziamento. Decine di laghetti nascondono ancora i corpi di dissidenti. Resta escluso dal capo di imputazione solo il mistero della casa gialla, l’edificio nelle montagne di Rripe nel quale si diceva che prigionieri serbi, rom o kosovari avversari degli uomini dell’Uck venissero uccisi per vendere i loro organi in altri Paesi.

 “Un depravato sistema di potere”. Le parole fra virgolette sono della ex procuratrice del Tribunale dell’Aja Carla Del Ponte. Thaci, 52 anni, è salito su un aereo militare che lo ha portato nella capitale olandese assieme a Kadri Veseli, capo dei servizi segreti dell’Uck, a Rexhep Selhimi, responsabile delle operazioni sul campo del movimento di guerriglia, e a Jakup Krasniqi, vicecomandante ed ex portavoce dell’Uck fermato il 4 novembre a Pristina. Per il presidente del Kosovo la prima udienza era fissata per il 9 nove novembre. Mercoledì sarà il turno di Veseli e di Selhimi. Thaci continua a essere convinto di aver partecipato a una guerra sacrosanta contro l’autocrate serbo Slobodan Milosevic, piegato dalla Nato nel 1999 con una sequenza di bombardamenti che cominciò alla fine di marzo e si concluse in giugno provocando anche vittime civili. Miriana Markovic, la moglie di Milosevic fuggì a Mosca.

“L’atto di accusa – ha scandito all’Aja – è privo di qualsiasi fondamento e io proclamo di non essere colpevole di nessuno dei dieci campi di imputazione”. “Io e i miei compagni –  aveva detto prima di volare alla volta della capitale olandese – usciremo da questo processo con la faccia pulita e verrà confermato che con l’Uck facemmo una guerra giusta”. Gli Stati Uniti negli ultimi venti anni hanno sempre sostenuto l’indipendenza del Kosovo, osteggiata invece da Belgrado e dalla Russia, e hanno costruito la grande base di Camp Bondsteel. L’Uck fornì le truppe di terra dell’Alleanza Atlantica nella prima fase del conflitto. Quando era il vice di Barack Obama il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden aveva detto di Thaci: “E’ il George Washington del Kosovo”.