Siamo nati nel medioevo. E moriremo nel futuro. Siamo nati all’alba degli anni 60, nel medioevo tecnologico, mediatico e televisivo. E quando la nostra passione sportiva iniziava a prendere forma e a debordare, era quasi impossibile sfogarla. In quello strano cubo con lo schermo, chiamato televisione e piazzato nei salotti delle famiglie più abbienti,  c’erano solo due canali (Rai 1 e Rai 2) che trasmettevano  poche ore al giorno. E di sport, a parte due finestre settimanali (l’attesissima e mitica Domenica Sportiva e l’altrettanto attesissimo Mercoledì sport che andava in onda dalle 22,30) si vedevano solo le partite di calcio della nazionale e quelle delle squadre italiane della Coppa dei Campioni. Non c’erano, ovviamente, internet, tablet, telefonini e quant’altro.

Non c’era, insomma, quasi nulla. Eravamo, per l’appunto nel medioevo. E quando nelle nostre TV cominciarono ad entrare i segnali della televisione svizzera (che trasmetteva quasi solo hockey su ghiaccio e qualche rarissima partita di basket) e, soprattutto, di Capodistria con le straordinarie ed indimenticabili telecronache di Sergio Taucar, fu quasi una festa nazionale.  Taucar, insieme all’indimenticabile Aldo Giordani, fu il primo a farci innamorare davvero del basket. Era straordinariamente bravo e rendeva bellissimi match in realtà quasi inguardabili. L’appuntamento con la partita del campionato jugoslavo del sabato pomeriggio, insomma, diventò un appuntamento che non si poteva mancare: costasse quel che costasse.

All’epoca, manco a dirlo, sognavamo un canale sportivo che ci permettesse di vedere tutto quello che ci piaceva e che apprezzavamo. Che ci trasportasse in pochi istanti dal basket italiano alla NBA (che emozioni violente le prime finali Lakers-Boston trasmesse all’inizio degli anni 80…) e magari ci portasse dal Roland Garros di tennis, al Sei Nazioni di rugby fino ai mondiali di atletica.  A distanza di trent’anni o poco più, il medioevo si è trasformato in futuro. E i nostri sogni giovanili, sono diventati realtà. Nelle ultime sere questo pensiero ci ha assaliti più volte, saltabeccando da un canale all’altro e facendo una scorpacciata di basket.

Siamo passati da Siena, tornata schiacciasassi e lanciata verso l’ennesimo scudetto, ai nostri amati Boston Celtics e a quel pazzo di Rondo che sta sfidando e cambiando tutte le regole del basket. Abbiamo ammirato il grande cuore di Pistoia, un’altra squadra che come la Trenkwalder non muore  mai e che si meriterebbe davvero di essere promossa in serie A. E abbiamo tifato per Nicolò Melli che finalmente è diventato protagonista con la maglia dell’Armani, anche se speriamo che Pesaro, guidata dal nostro amico Luca Dalmonte, possa tenere aperta una sfida molto interessante. Non siamo rimasti stupiti dal cinismo di Brindisi, caratteristica di tutte le squadre di Bucchi, e dallo strapotere fisico di Lebron James che vuole assolutamente regalare l’anello a Miami. Siamo rimasti a bocca aperta nel vedere quanto è diventato bravo, a San Antonio,  Manu Ginobili. E, tanto per non farci mancare niente, siamo riusciti pure a dare una sbirciatina alla finale del campionato greco tra Panathinaikos e Olimpiakos e ai play-off spagnoli con la solita straripante Barcellona. 

Il tutto grazie a Rai Sport, Sky, SportItalia, E’Tv e quant’altro: un vero paradiso per chi ama lo sport e il basket.  Proprio vero: il futuro, per noi che siamo nati nel medioevo, è già cominciato. E noi ci siamo finiti dentro quasi senza accorgercene. Ma, accidenti, ce lo stiamo godendo…