Ma quanti bei difensori della libertà su misura. Ma quanta gente che plaudì al bando della Guzzanti o alla sospensione di Vauro e che oggi è in prima fila per Charlie Hebdo e la libertà di satira senza se e senza ma, sventolando  magliette con la scritta JeSuisCharlie.  JeSuisCharlie un corno. Come la mettiamo, signori? “Ah ma quella non era satira, era cattivo gusto..”. “Ah ma quella non era satira, era blasfemìa”. E via così.

Alle solite. C’è chi si arroga il diritto di decidere per gli altri, per tutti gli altri, che cosa sia satira e che cosa no, tralasciando il principio fondamentale della libertà, quella vera: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderei fino alla morte il tuo diritto di dirlo”.  Voltaire? Macchè, lui non lo ha mai detto: la frase che gli viene sistematicamente attribuita a quanto pare fu confezionata per l’eternità da una sua ammiratrice, la scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall.  Ma poco importa, siamo certi che il signor di Ferney la sottoscriverebbe con entusiasmo.

Perchè  non si può sostenere che comici e vignettisti sono tutti uguali ma che alcuni sono meno uguali degli altri. In nome di quella libertà con cui ogni giorno ci sciacquiamo la bocca a sproposito.