allarmi “Allarmi!“, lo spettacolo di ErosAntEros, prodotto da Ert e in scena all’Arena del Sole di Bologna fino a domenica 16 ottobre 2016 (e poi a Piacenza e Ravenna), è tante cose, ma prima di tutto è paura. Quella fisica, irrazionale, concreta, che qualcuno ci faccia improvvisamente del male, o che limiti a zero la nostra libertà. Paura del Fascismo, ancora attuale, a cui si somma il fanatismo religioso. Fenomeni che possono rivelarsi, lo sappiamo, con un attentato inatteso, in un luogo pubblico. Magari proprio un teatro. Magari quel teatro. Da questa immagine plastica della paura non poteva che incominciare la descrizione di “Allarmi!”: paura inconscia delle armi in scena, finte ma puntate mille volte in faccia, o delle urla perentorie di Vittoria, dittatrice adolescente e contemporanea che governa la narrazione, e delle calzamaglie in faccia dei suoi adepti, che spuntano dalle uscite di sicurezza e si asserragliano in sala, tenendo il pubblico sotto scacco.

Ma chi è Vittoria? Una ragazzina sola, non di più. Che gioca con il sesso online e che sul web ha costruito il suo delirio di onnipotenza. Fatto di simboli e idee così nuove da sembrare decomposte: quattro ‘V’ incrociate a formare una simil-svastica, le divise, gli addestramenti fisici, i temi della razza, della purezza, della religione. E della presa del potere contro il nemico del momento, islamico e straniero of course. Con lei fantomatiche cellule dormienti e tre accoliti squadernati: un teppistello di destra, un sadomaso innamorato e uno studente universitario attivista in un gruppo – uno dei tanti – della nuova destra.

Come reagirebbero queste persone, nella realtà, di fronte alla progettazione di un attentato, preludio a un reale tentativo di presa di potere? “Allarmi!” lo dimostra. E se non è il caso di spifferare tutto tra queste righe, basti però pensare che tutto in scena è così irrazionale da essere perfettamente reale. C’è fantascienza o paradosso, forse, nei neofascisti e nei terroristi che dominano le nostre cronache? In quei razzismi indicibili in pubblico che si consolidano in privato, nei personaggi come Anders Breivik, che nel 2011 in Danimarca uccise 77 adolescenti in un giorno solo? Casi di cronaca vera, che prendono le mosse da solitudini ed estremismi mai sopiti: virus culturali dormienti, ma facilmente reperibili in Rete e pronti a infettare gli adolescenti davanti a un pc, nella loro stanza buia, effetto collaterale di una democrazia così matura da permettere tutto, anche la diffusione del male.

Ed è qui che il testo – brechtiano, ben scritto e magistralmente recitato – fa il suo scatto in avanti. Grazie a degli inserti onirici, comici e irriverenti, nicchie di pensiero scavate lungo il filo della narrazione. Anfratti di discussione filosofica in cui Democrazia sui trampoli beffeggia Punto di vista, frustrato e in minoranza, ma con diritto di cittadinanza. Gli altri? Uno psicologo dell’antica Grecia che analizza il comportamento di un appiccatore di templi per accertarne la sanità mentale, e condannarlo a morte. Una talpa gigante, che mette in guardia Vittoria dai rischi del web e dei suoi falsi miti. E Pilato, che tratta Gesù Cristo per quel che era, evidentemente, ai suoi tempi: un rivoluzionario, pronto a morire per il suo progetto sovversivo. E c’è poi un finale da palma d’oro. Lo scontro epico tra gli attentatori e un Eurocrate, il bersaglio prescelto, in cui l’evolversi degli eventi si fa talmente veloce da sovrapporre realtà e flusso di coscienza, dramma e risate, morte e vita, bene e male. Democrazia e dittatura.

Tanti gli applausi, tutti egregiamente meritati. Per il testo originale di Emanuele Aldrovandi, che miscela alla perfezione riflessione e divertissement. Per le idee del regista, Davide Sacco, e di Agata Tomsic (che in scena impersona magistralmente Vittoria), che hanno guidato l’autore fino a farsi realizzare da lui un abito su misura. Per la regia semplice e originale nei cambi di scena, nella fisicità, nella gestione degli spazi, e per gli inserti video. Applausi ovviamente ai quattro attori, impeccabili nei loro molti personaggi: Giusto Cucchiarini, Luca Mammoli e Massimo Scola Marco Cavicchioli. Applausi, infine, per Ert – Emilia Romagna Teatro. Perché questa, vivaddio, è una produzione pubblica.