Inaspettato anche al suo stesso autore, Lorenzo sulla luna (2019, Polydor) è il vero regalo di quest’ultimo Natale. Un disco scarno e accorato, delicato e intimista, improvviso e puntuale come un appunto di viaggio, quando uno sguardo diverso del mondo ti spiega d’improvviso il senso di quelle cose fino a quel momento sentivi incomplete. E’ un regalo, immaginiamo, anche per lo stesso Jovanotti, che lo ha registrato lo scorso giugno, in una sola settimana, giusto un attimo prima della rivoluzione del ‘Beach Party tour’.

Ma cos’è questo disco, dunque? Una compilation per gli amici, ma cantata, anzi sussurrata, con la chitarra e pochi altri strumenti. Una compilation tematica: le migliori. Fatta di canzoni dedicate alla luna. Dentro c’è tutto. Gianni Togni, ovviamente, con il suo sguardo da un oblò. C’è un immancabile Fred Buscaglione (‘Guarda che luna / guarda che mare’) e c’è Jovanotti stesso, per ben due volte. Quando nel 1997 cantava la sua ‘Luna di città d’agosto / in questo asfalto posto / con la gente che se n’è andata via’ e quando dieci anni dopo, innamorato pesto,  in ‘Oh vita!’ sussussava alla sua amata ‘Al chiaro di luna’.

Ci sono poi molte cose inattese, come il recentissimo Samuel in versione solista, e la sua ‘Luna piena’ o i Tre allegri ragazzi morti con ‘La faccia della luna’: paesaggi lunari davvero, poiché del tutto lontani a quello jovanottesco consueto. Il resto è Storia: Lucio Dalla, Domenico Modugno, Ivano Fossati, Ornella Vanoni e  la tradizione napoletana con ‘A luna rossa’, undici capitoli di una storia d’amore infinita dell’uomo nei confronti del suo satellite, visto a turno come musa d’amore o spalla su cui piangere.

E poi c’è Lorenzo, quello allegro, l’ottimista, che un giorno a un passo dal finimondo di un tour complitatissimo nelle spiagge, fatto di autorizzazioni mancate, problemi logistici e un set che vaga dal concerto tradizionale alla festa sulla sabbia, si prende la sua settimana di svago, se ne va a Malibu con un bagaglio leggero e una chitarra, e si chiude in una sala a cantare a modo suo i brani che gli piacciono.

Non doveva essere un disco da vendere, non lo sarebbe stato. Ma poi certi cassetti, troppo spesso si aprono da soli, perché se una canzone l’hai fatta, prima o poi devi farla sentire. Così ‘Lorenzo alla luna’ alla fine è uscito. Improvviso, senza promozione, senza costrutto. Se non quello che ti porta, a fine serata d’estate, dopocena e dopo tutto, ad andartene sul balcone con un bicchiere in mano e la chitarra dall’altra, a cantare la tua ode alla luna. Solo per te e solo per lei, perché ogni tanto è così si deve.