Doveva essere un pomeriggio come tanti, ad Abbey Road. Era il 10 novembre 1966: John Lennon era in studio a lavorare con George Martin sulla primissima bozza di Strawberry fields forever. ‘Bellissima, la più bella che tu abbia mai scritto’, gli aveva detto Martin, estasiato. Il piano era già scritto: avrebbero cominciato con lo scegliere che strumenti usare, poi sarebbero arrivati gli altri Beatles e le tracce si sarebbero moltiplicate. Sarebbe arrivato anche Paul, scacciando con un sorriso la ruggine del giorno prima.

Cos’era successo? Paul era entrato in studio e aveva visto John appeso a una corda a testa in giù, nel tentativo di ‘catturare’ la sua voce in un andirivieni da pendolo per registrare ‘Tomorrow never knows’. ‘Non siamo mica in un circo, John!’ Aveva sbottato Paul, esausto di tante stravaganze. Poi se n’era andato. Un litigio qualunque, il milionesimo nella storia intensa e turbolenta dei fab four.

Nulla di questo è mai stato reale, e nonostante ciò per molti beatlesiani quel 10 novembre 1966 è un giorno cruciale. La sera prima, sostiene infatti la più nota, oscura e dettagliata delle teorie complottiste, tornando a casa da Abbey Road Paul Mccartney ebbe un tremendo incidente in auto e morì, malamente, con la testa decapitata dall’impatto. Da allora il sir Macca che conosciamo, altri non è che un suo sosia, seppur geniale.

Panzane, e al tempo stesso un gioco affascinante, perché a cercare su Internet ‘Paul is dead‘, si viene sommersi da un milione di convincentissimi dettagli secondo cui non può che essere andata così. Ma dopo, dunque, cosa è accaduto? Ce lo racconta con arguzia un fumetto da pochi giorni in libreria per la 80144 Edizioni. Si intitola ‘Chiedi a John‘ ed è eloquente il sottotitolo: ‘Quando i Beatles persero Paul’. Proemio è proprio quel maledetto pomeriggio in cui John Lennon venne strappato a George Martin e a Strawberry fields forever da Brian Epstein per comunicargli la nefasta notizia: Paul è morto.

Ecco l’avvio di questa imprescindibile graphic novel: c’è Lennon che piange seduto sul tetto di Abbey Road. C’è una sceneggiatura concreta e realistica, e ci sono tavole dai tratti spigolosi e dai colori accesi. Marvelliano lo stile e la resa in pagina, con la tavolozza dei colori che straborda dalle cornici, le forme che si inseguono, la scansione irregolare dei disegni, fatta di inserti centrali e sfondi a imporre un loro originale percorso di lettura.

Non è la prima puntata, questa, del connubio tra i testi di Paolo Baron, editore, ideatore e animatore della 80144 Edizioni qui in veste di autore e sceneggiatore, e i disegni cinematografici di Ernesto Carbonetti. Di sicuro, però, è il lavoro più concreto e meglio riuscito. Grazie a un tema universale che si presta a molti livelli di lettura, da chi i Beatles li conosce a malapena a chi è in grado di leggere, scena dopo scena, i mille rimandi all’iconografia beatlesiana (compreso il John appeso a testa in giù) che Baron ha disseminato lungo l’opera. Complicato il soggetto, che si sarebbe potuto banalizzare nella riproposizione di un complotto logoro e consunto dagli anni. Del tutto inedita invece è la resa, che illumina di fantasia e dettagli quei giorni mai esistiti.

Non ci sono ombre in ‘Chiedi a John’, e i servizi segreti vengono soltanto citati. C’è invece la storia magistralmente congegnata di un dramma indicibile, e di un baratro arrivato improvviso per i quattro di Liverpool fotografati negli anni in cui, davvero, erano più famosi di Gesù Cristo. Poi ci sono gli aspetti umani. Tra tutti il dolore di una perdita inattesa, che non fa sconti alle star, e la storia di tre amici neppure trentenni, che vagano in auto di sera per esorcizzare il dramma di una morte prematura. Il resto è la folle gioia di quegli anni, con un’ispirazione coloratissima che sgorga trichechi, girandole e ippopotami anche nei momenti più bui. E poi ci sono i Beatles, bellissimi, folli, magnifici. Protagonisti di una storia inventata che sa essere perfettamente verosimile e sa spiazzare molto più di una verissima leggenda falsa. Non vi si lasci ingannare dai presupposti, insomma: ‘Chiedi a John’ è un fumetto straordinario e l’unica pecca, gravissima, è semmai che finisce in fretta. Aspetto anche questo del tutto verosimile: i migliori capolavori dei Beatles durano a stento tre minuti.