Giovedì 18 Aprile 2024

Il vino rosé di Jon Bon Jovi: talmente buono che va a ruba

Si chiama Diving into Hampton Water, è stato fatto insieme ai francesi e pare sia buonissimo: ecco il rosé di Jon Bon Jovi e suo figlio Jesse

Foto: hamptonwaterwine.com

Foto: hamptonwaterwine.com

Non è certo la prima volta che una celebrità dello showbiz si butta nel business degli alcolici, basti pensare alla tequila Casamigos di George Clooney o al vino prodotto dalla coppia Jolie/Pitt prima del divorzio. Se dunque non è una notizia che il cantante Jon Bon Jovi ha realizzato un rosé, lo è invece che l'ha fatto insieme al viticoltore francese Gérard Bertrand e che le prime bottiglie sono già ora introvabili. Pare infatti che il Diving into Hampton Water (questo il nome del vino) sia parecchio buono. IL ROSÉ DI JON BON JOVI L'iniziativa coinvolge anche un secondo Bon Jovi e cioè Jesse, figlio 23enne del rocker. È lui quello che ha deciso di buttarsi corpo e anima nell'impresa e che si sta giocando un pezzo del proprio futuro nel mondo dei vini. Grazie anche ai consigli del padre e di Gérard Bertrand, Jesse ha puntato su un prodotto di qualità, capace di distinguersi nella vastissima offerta di rosé. PUNTARE SULLA QUALITÀ L'idea non era di imbottigliare un vino da vendere sfruttando esclusivamente il nome di Jon Bon Jovi, che anzi non compare nemmeno sull'etichetta. Sin da subito l'intenzione è stata di mescolare i vitigni migliori in modo da ottenere un prodotto abbordabile dal punto di vista economico (una bottiglia costa 25 dollari) e insieme capace di soddisfare palati esigenti e di conquistare nuovi bevitori. IL BLEND DEL DIVING INTO HAMPTON WATER Per raggiungere lo scopo, e su indicazione di Gérard Bertrand, il rosé Diving Into Hampton Water è stato ottenuto dall'unione di tre differenti vitigni: il Grenache (che tra l'altro è alla base di uno dei migliori rosati al mondo, il Tavel), il Cinsaut e il Mourvèdre (uno dei cosiddetti “vitigni di miglioramento”, utilizzati per conferire più struttura ai vini). Le proporzioni non sono note, ma il risultato, assicura Gérard Bertrand, è notevole: “Questo non è un rosé come molti altri, è un rosé super-premium”. La prima infornata di bottiglie pare dare ragione a questo entusiasmo: i negozi di New York l'hanno esaurita in men che non si dica e ora moltissimi sono in attesa del nuovo imbottigliamento. IL NOME E L'ETICHETTA Il nome del rosé intende omaggiare la vita negli Hamptons, che si trovano nell'estremità orientale di Long Island e che ospitano le mega ville dei più ricchi cittadini di New York e anche di molte celebrità, come Jon Bon Jovi. È un luogo, si legge sul sito ufficiale del vino, dove “il sole non è mai troppo caldo, l'acqua non è mai troppo fredda e il rosé non finisce mai”. L'etichetta viene di conseguenza: ritrae una donna che si tuffa in acqua (color rosa, ovviamente). Nel complesso, lo stile grafico è fatto per attirare coloro che non sono bevitori di lungo corso: l'idea è di convertire alle gioie del rosé persone che non l'avevano mai preso in considerazione prima. Leggi anche: - C'è una grappa fatta come il brandy, più o meno - Yamazaki 50, il whisky giapponese che costa come una casa - La storia di Bulleit, l'american whiskey che piace