Venerdì 19 Aprile 2024

Vincere l'epatite in 8 settimane, tempo di screening

Già prima di evolvere in fibrosi, cirrosi o nel cancro il contagio da HCV aumenta la suscettibilità a ictus, infarto, diabete, patologie dell’età avanzata. Un semplice test sulla saliva può fare la differenza e indicare la strada per vivere meglio

Infografica HCV, i numeri dell'epatite C

Infografica HCV, i numeri dell'epatite C

Roma, 20 marzo 2018 - L’epatite C determina una infiammazione cronica che logora gli organi, non solo il fegato. Già prima di evolvere in fibrosi, cirrosi o nel cancro rischia di sviluppare ictus, infarto, diabete, aumenta la suscettibilità alle patologie dell’età avanzata. Un semplice screening sulla saliva può fare la differenza, e indicare la strada per vivere meglio. In Italia sono stati curati più di 122mila pazienti con farmaci antivirali ad azione diretta. Ne parliamo con Giovanni Di Perri, ordinario di malattie infettive all’Università di Torino, consigliere nazionale Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, rientrato dal congresso CROI 2018 che si è svolto a Boston, incentrato su retrovirus e malattie infettive.

In Italia almeno 300mila pazienti devono ancora iniziare le cure, abbiamo poi un milione di persone ignare di avere contratto l’infezione. Che prospettive per tutti loro? «Direi ottime perché prima potevamo trattare solo i pazienti più gravi, con cirrosi o candidati al trapianto. Ora, tutti quelli con virus HCV possono accedere a nuove cure».

Com’erano le terapie in passato? «Nella migliore delle ipotesi risolvevano il 40% dei casi dopo un anno e passa di alti e bassi, costi elevati, effetti collaterali».

E adesso? «I successi si avvicinano al 100%, con un farmaco ben tollerato, basta una presa giornaliera».

Come funzionano questi antivirali ultramoderni? «Agiscono su tutti i genotipi circolanti del virus. E a seconda dell’assenza o meno di cirrosi epatica o di specifici genotipi virali si può accedere al trattamento di sole otto settimane. Dunque perché aspettare? Parliamo di farmaci sicuri rimborsabili dall’Aifa».

Avanti di questo passo? «È opportuno avviare gli screening per l’eradicazione definitiva dell’infezione dalla popolazione».

Così è stato ad esempio per il vaiolo. Che dire del capitolo costi? «Le nuove terapie permettono un sensibile risparmio per il sistema sanitario. Nel giro di 4 anni siamo arrivati a spendere meno di quando utilizzavamo i vecchi farmaci. Consideriamo che oggi sono ridotti i tempi di terapia, meno costi, meno esami da fare, poco o niente effetti collaterali».

C’è il problema dei casi sommersi, come uscirne? «Sono in corso iniziative per coinvolgere anche chi ignora di essere affetto da HCV. Doverosi in questo senso gli screening con prelievo di saliva, semplici da eseguire».

C’era una volta il problema epatite da trasfusioni. Quali sono oggi le occasioni di contagio? «La diffusione dell’infezione è figlia del baby boom, l’uso promiscuo di oggetti, anche rasoi o spazzolino da denti, aveva portato a una prima ondata di diffusione del virus. C’è poi la classica trasmissione per via venosa tipica della tossicodipendenza. Infine c’è la trasmissione legata a comportamenti sessuali in contesti estremi non protetti, nota come chem sex. In tutti questi casi occorre fare prevenzione».

Perché è importante portare alla luce l’infezione nei casi reconditi? «Perché il problema non consiste solamente nello stare male per un’epatite cronica trascurata che può evolvere in fibrosi, cirrosi o in altre patologie del fegato, come l’epatocarcinoma. L’epatite comporta maggior rischio di contrarre malattie cardiovascolari e metaboliche, anche il diabete. Per questo è bene individuare tempestivamente i casi da avviare alle cure».

Che raccomandazione dare? «Quella di togliersi il dubbio facendo i test. Nel caso si tratterà poi di liberarsi in otto settimane di un’infezione cronica che ha effetti anche su parametri vitali, organi e sistemi, non solo fegato, e che in ultima analisi accorcia la vita».

Antivirali, svolta storica

Gli ultimi dodici mesi sono entrati nella storia della medicina per l’exploit degli antivirali ad azione diretta nell’Epatite C, scomodo inquilino che logora il fegato fino alla cirrosi e si ripercuote anche nel resto dell’organismo. L’epatite è una malattia orfana di vaccino, poteva uccidere ma ora non deve succedere più. Uno screening (HCV test) si può fare su grandi numeri con un semplice prelievo di saliva, a costi irrisori. Tocca allo specialista scegliere la terapia ottimale valutando secondo linee guida. L’ultima generazione di farmaci innovativi è stata un crescendo di successi. Questa la cronologia recente. L’Aifa ha dato semaforo verde a Epclusa il 27 aprile; il 28 luglio via libera a Sofosbuvir Velpatasvir Voxilaprevir (Vosevi) combinazione indicata in chi aveva fallito una precedente terapia. Lo scorso 29 settembre la novità Maviret (Glecaprevir Pibrentasvir) che ha ottenuto la rimborsabilità Aifa, cicli di otto settimane nei pazienti non cirrotici, tutti genotipi principali (GT1-6). E per finire, il 24 ottobre nuovi dati real life hanno confermato l’efficacia di Zepatier (Elbasvir Grazoprevir) anche in pazienti fragili over 65 o con patologia renale avanzata.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale

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