Adulti e bambini, polmoni intasati dallo smog

Uno studio svedese si è interrogato sui possibili cambiamenti sulla salute dell’uomo nel caso in cui dovessero sparire i veicoli a benzina e diesel

Foto: medesulda / iStock

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L’inquinamento prodotto dai veicoli rappresenta una delle maggiori problematiche che affliggono le nostre città. E spesso, purtroppo, per proteggere la salute delle persone non è sufficiente rispettare le soglie stabilite dagli organismi sovranazionali: serve uno sforzo in più. Una ricerca dell’università svedese di Lund si è interrogata su tale aspetto e ha provato a dare una risposta alla domanda: “Cosa accadrebbe se si rimuovessero le auto a diesel e benzina in una metropoli europea di piccole-medie dimensioni?”.

SE L’INQUINAMENTO DIMINUISSE? I ricercatori hanno preso in considerazione Malmo, che rimane una delle città con le soglie più basse (rispetto agli standard dell’Unione Europea) di micro particelle dannose e di ossidi di azoto. Analizzando i casi di morte (prematura e non) per via dello smog e facendo una stima di massima, gli esperti hanno mostrato cosa succederebbe se l’inquinamento prodotto dai veicoli diminuisse notevolmente.

MENO MORTI PREMATURE E MALATTIE INFANTILI Senza lo smog delle auto a diesel e benzina, in un solo anno, a Malmo si eviterebbero dai 55 ai 93 decessi anticipati nel tempo, 21 nuovi casi di asma infantile, 95 bronchiti infantili e 30 ricoveri per patologie respiratorie. Inoltre, i miglioramenti si vedrebbero anche dal punto di vista della salute mentale (87 casi in meno di demenza) e della buona riuscita della gravidanza (11 casi in meno di gestosi). Secondo i ricercatori, che hanno semplicemente ottenuto delle stime utili a far riflettere sulla situazione, i dati menzionati in precedenza sarebbero più significativi nelle grandi metropoli europee. Infatti Malmo ha “solo” 320 mila abitanti e, come abbiamo anticipato prima, vanta dei livelli di inquinamento piuttosto bassi.

RISPETTARE LE SOGLIE EUROPEE POTREBBE NON BASTARE “I limiti assegnati dall’Unione Europea servono a proteggere i cittadini dagli alti livelli di particelle dannose, ma non rappresentano una soglia pienamente sicura. Rimanere al di sotto di essa non significa garantire la miglior salute possibile. C’è una tendenza a credere che, una volta soddisfatti gli standard europei, il lavoro sia stato fatto. Ma non è così”, ha spiegato Anna Oudin, ricercatrice presso il dipartimento di medicina ambientale e del lavoro dell’Università di Lund. Insomma, per combattere l’inquinamento si può sempre fare uno sforzo in più e non ci si deve mai accontentare: questo è il messaggio dello studio svedese.