Tumore polmone, immunoterapia e chemio più efficaci

Pembrolizumab e chemio insieme raddoppiano la risposta terapeutica. Parla il professor Filippo de Marinis, direttore di Oncologia toracica allo IEO di Milano: prospettive per il trattamento in prima linea anche nelle persone che non esprimono il biomarcatore PD-L1

Filippo de Marinis ad Asco 2017

Filippo de Marinis ad Asco 2017

Chicago, 4 giugno 2017 – Immunoterapia e chemio sono più efficaci in combinazione tra loro come cura di prima linea nel tumore del polmone. È quanto risulta dallo studio di fase II KEYNOTE- 021G presentato al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) in corso a Chicago. Si tratta di una indagine su 123 pazienti colpiti da tumore del polmone nella forma avanzata (non a piccole cellule). La combinazione di pembrolizumab, nuovo farmaco immuno-oncologico, con un regime chemioterapico comunemente usato (pemetrexed e carboplatino) ha dimostrato un tasso di risposta obiettiva del 57%, quasi raddoppiato rispetto alla sola chemioterapia a base di pemetrexed e carboplatino (30%). Inoltre, la combinazione pembrolizumab più chemioterapia determina una riduzione del rischio di progressione di malattia di circa il 50%; ad un anno il tasso di sopravvivenza libera da progressione è il 56% rispetto al 34% della sola chemioterapia e il tasso di sopravvivenza globale è pari al 76% rispetto al 69% con la chemioterapia, con una riduzione del rischio di morte di più del 30%.

Lo studio presentato all’Asco è un aggiornamento dei risultati che hanno portato all’approvazione della combinazione in prima linea da parte dell’ente regolatorio americano, la Food and Drug Administration (FDA), aggiungendo 5 mesi di osservazione – spiega il professor Filippo de Marinis, direttore di Oncologia toracica all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano -. Con i cinque mesi addizionali di follow up la combinazione pembrolizumab e chemioterapia in prima linea continua a dimostrare un sostanziale incremento dell’efficacia da un punto di vista clinico per i pazienti con malattia non squamosa avanzata, con quasi il doppio della percentuale di risposta obiettiva e un miglioramento della sopravvivenza stimata a un anno.

Complessivamente l'anno scorso sono state registrate in Italia oltre 41.000 nuove diagnosi di questa neoplasia (più del 30% fra le donne). Il tumore del polmone del tipo adenocarcinoma rappresenta circa il 60% dei casi, l’istotipo non a piccole cellule squamoso il 20-25%, il carcinoma a piccole cellule (microcitoma) circa il 15%.

È recente la decisione dell’Agenzia regolatoria italiana (Aifa) che ha approvato pembrolizumab in prima linea per i pazienti colpiti da carcinoma polmonare che esprimono il biomarcatore PD-L1 – sottolinea il prof. De Marinis -. Lo studio che ha portato all’approvazione della combinazione della nuova molecola immuno-oncologica con la chemioterapia negli Stati Uniti apre nuove prospettive per il trattamento in prima linea anche nei pazienti che non esprimono questo marcatore. Questo studio inoltre è il primo dato relativo alla combinazione di una molecola immuno-oncologica con la chemioterapia che indica la superiorità rispetto allo standard di cura.